Il 28 settembre la prima edizione della Giornata nazionale delle associazioni di promozione sociale organizzata dal Forum del Terzo settore nell’Aula magna della Facoltà di Architettura di Roma 3. Nelle intenzioni degli organizzatori, vi è stato l’intento di unire tutte le anime e le diverse reti di questo afferenti a questa specifica forma giuridica del Terzo Settore che ne rappresenta una delle parti maggiori in termini di realtà sul territorio nazionale. Nel corso della giornata si sono alternati rappresentanti nazionali delle Aps, tecnici ministeriali e rappresentanti dell’attuale governo che hanno dibattuto sui temi di maggior importanza ed interesse afferenti alla vita quotidiana ed ai rapporti con la pubblica amministrazione delle Aps.
I saluti e l’introduzione alla giornata sono stati dati da Giancarlo Moretti che dal palco dell’Aula magna ha ricordato l’immenso valore sociale del mondo associativo che è saldamente radicato nella storia della società italiana; nel corso degli anni si possono trovare diverse tracce di forme diverse di associazione nel contesto italiano, tutte accumunate dalla volontà di promuovere la libertà e la democrazia. Non è un caso che l’associazionismo sia sempre stato antagonista ad ogni forma di autoritarismo e dittatura anche se, negli ultimi 30 anni, l’imperante ideologia del neoliberismo ha intaccato la forza delle associazioni che pagano lo scotto di una cultura individualista dominante in cui il valore del mercato e del denaro è centrale. Come si può dunque impostare una nuova visione della società? Basandosi sui valori costituzionali, da qui infatti i maggiori temi della giornata: “partecipazione”, “economia sociale” e “riforma del Terzo Settore”.
Prima dell’apertura del dibattito tra i partecipanti, sono intervenuti Alessandro Serini (Iref) e Andrea Casavecchia (Roma 3) che hanno presentato il disegno di ricerca per la realizzazione del “X Rapporto sull’associazionismo in Italia”, reso possibile dai contributi di Fondazione Cariplo, Acli e Forum del Terzo Settore. I punti principali di questo saranno il monitoraggio dei trend della partecipazione sociale degli italiani, l’approfondimento della partecipazione giovani, ovvero, come questa avviene ed in che forme, l’attivismo nelle aree interne, la promozione della cultura nella marginalità sociale e il volontariato dei genitori nella scuola all’epoca del Covid-19. L’analisi sarà sia qualitativa che quantitativa e coinvolgerà anche una comparazione europea oltre che una disamina delle differenze tra urbano e rurale. Di particolare attenzione il tema dei giovani, ci si chiede dunque «è difficile essere giovani oggi?» «E’ questa una generazione inerte o protagonista?» Nel corso degli ultimi anni vi sono state diverse manifestazioni spontanee di attivismo (Fridays for future o la protesta delle tende per il caro prezzi degli affitti delle case) come anche tanta partecipazione nelle forme organizzate (Giornata mondiale della gioventù). A livello preliminare, emerge una volontà di essere presenti e la richiesta di benessere e stabilità.
Nel corso del convegno si sono susseguiti diversi panel, il primo, “Libertà, democrazia e partecipazione” ha visto protagoniste le principali sigle delle reti APS, quali Arci e Auser oltre al CSVnet. Walter Massa (Presidente nazionale Arci) ha avanzato una forte critica alla politica istituzionale che chiede al Terzo Settore di essere stampella e soluzione ai problemi ma poi promuove politiche d’impedimento ed aggravio burocratico della vita associativa. La riforma del Terzo Settore è stata più subita che accettata ma, per l’Arci, l’associazionismo può recuperare terreno mettendo a sistema, in primis, il mondo delle Aps. Si riscontra inoltre poco spazio per il mondo associativo a livello europeo e poca comprensione del fenomeno. A conclusione dell’intervento, Massa sottolinea il paradosso di un Terzo Settore che cresce e sempre più “tappa i buchi” mentre il paese soffre sempre più di crisi sociali. Bisogna quindi aver coraggio di fare politica e chiedere maggior riconoscimento nella programmazione delle politiche ed interventi sociali. Viviana Neri (coordinatrice Consulta Educazione ed istruzione) ha contributo con un’analisi sulla popolazione giovanile che oggi vive una condizione di forte complessità data dalla fragilità economica e dal vissuto della pandemia, inoltre viviamo la condizione drammatica posta dalla guerra in Ucraina. I giovani sono quindi chiamati a scelte politiche che generano profondo disagio perché non vi è una visione chiara del futuro. Nell’associazionismo si aprono spazi di confronto tra generazioni; i giovani cercano la via per un essere presenti ed attivi e chiedono riconoscimento anche se portatori di queste complessità. Chiara Tommasini (presidente Csvnet) ha invece mirato più su tematiche inerenti all’evoluzione della rete che presiede alla luce dei recenti cambiamenti legislativi, rimane comunque la mission di supporto al volontariato.
Dopo le voci dell’associazionismo, ha preso parola Alessandro Lombardi, Direttore Generale del Terzo Settore per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. L’intervento, quasi a contro altare delle critiche avanzate alla riforma, ha puntato all’illustrare il valore dell’intervento e le finalità. Questa per Lombardi mira a migliorare i rapporti tra la Pubblica Amministrazione ed il Terzo Settore favorendo la trasparenza ed il riconoscimento dell’entità giuridica degli enti attraverso la registrazione al Runts (Registro unico nazionale del Terzo settore). A fronte di una verifica della congruità degli enti con gli interessi generali sanciti dalla legge, si accede ad un rapporto di parità e collaborazione con il pubblico. L’invito di Lombardi è quello di non farsi schiacciare dal vizio del “presentismo” che tanto contraddistingue la società contemporanea, ovvero, di vivere solo il momento attuale ma di saper avere visione di medio e lungo termine. In questo senso bisogna vedere la riforma, che oggi arreca forse aggravio burocratico, come l’opportunità di stabilire una nuova collaborazione con l’Amministrazione Pubblica basata sulla suddetta trasparenza.
Il secondo panel, “Economia sociale e sviluppo sostenibile”, è stato aperto dall’intervento di Patrizia Toia (Europarlamentare Pd) che ha dato una visione più politica degli obiettivi conseguiti a livello europeo. In questa legislatura che si avvia alla conclusione, il Parlamento europeo ha riconosciuto il valore dell’economia sociale mentre la Commissione europea ha redatto un action plan volto alla promozione di linee di lavoro che fortifichino questo ambito. Si dia adesso spazio al TerzoSettore nel co-programmare le politiche e nel condividere la lettura dei bisogni; a livello europeo, si riconosce oggi il valore che questo Settore ha nel promuovere la transizione verso una società più sostenibile. Ritornando sull’ambito italiano, è intervenuta Linda Laura Sabbadini (Già Direttrice del Dipartimento metodi e nuove tecnologie ISTAT) a cui è stato chiesto di fornire un quadro dell’attuale stato dell’associazionismo. Come è possibile immaginare, gli anni della crisi economica e della pandemia hanno gravemente compromesso il volontariato tout court; la crescita costante delle disuguaglianze sociali (il livello di povertà nel 2012 è raddoppiato e non siamo mai tornato ai livelli precedenti a questa data) e la mancanza di politiche contro la povertà hanno eroso lo spirito volontaristico e ciò è certificato dai numeri. Al netto delle ultime validazioni Istat, negli anni della pandemia il numero di volontari in Italia è calato del 15,7%, ovvero, circa un milione di persone, lasciando una cifra di circa 4,6 milioni di cittadini attualmente attivi. Spostando il focus su un altro aspetto, molti enti cercano una collaborazione con la Pubblica Amministrazione ma questi tentativi sono spesso ostacolati dalla troppa burocrazia, anche nei processi di co-programmazione e co-progettazione. Passando al tema della sostenibilità nell’economia sociale, Nunzio Cirino Groccia (segreteria nazionale Legambiente) ha riportato la visione della sua organizzazione dichiarando come non vi possa essere sviluppo senza rispetto delle persone, dei territori e delle comunità. Il connubio tra sostenibilità ed economia è possibile ma dev’essere volto alla crescita umana e non al puro profitto. In questo mondo è ormai chiaro come le risorse siano finite e bisogna quindi implementare i nuovi modelli di sviluppo sostenibile. A lato dell’ambiente, l’economia sociale si deve anche curare della cultura, questa l’opinione di Antonino La Spina (coordinatore della Consulta cultura e turismo); questa è elemento fondamentale del TerzoSettore perché produce e crea economia oltre che valore sociale ma bisogna dare un supporto legislativo forte agli enti affinché possano essere favoriti nel loro operato. Serve inoltre implementare l’accesso del volontariato nelle forme d’impresa culturale al fine di dargli supporto e risorse. Chiudono la serie degli interventi i rappresentanti del mondo cooperativo; Eleonora Vanni (coordinatrice Consulta imprese culturali) ha sottolineato come l’economia sociale mette al centro le persone e le comunità. Il Terzo Settore deve avere un ruolo politico ampio, serve quindi che partecipi ai processi di programmazione ed implementi la sua capacità economica potendo sempre più investire nel bene comune. Si riscontrano ancora però delle difficoltà nel far comprendere il valore del Terzo Settore, si necessita quindi della promozione di una cultura del sociale. Vincenzo De Bernardo (direttore Confcooperative Federsolidarietà) ha invece proposto una lettura che parte dalla constatazione che i redditi in Italia sono stagnanti da anni e contemporaneamente il welfare pubblico cuba spese per miliardi di euro di cui però la maggior parte va in pensioni e assegni di sostegno. Si rendiconta però a Bruxelles la metà dei fondi che noi potremmo spendere. Questo quadro cosa dice? Che il nostro è un paese che spende ma non investe nel welfare, per troppo tempo il Terzo Settore è stato preso come il riparatore dello stato sociale, oggi deve rivendicare il suo ruolo.
Nel corso della sessione pomeridiana “Il Terzo Settore tra riforma ed adempimenti” il dibattito si è maggiormente calato nel tema legislativo e di rapporti con il legislatore e le amministrazioni. Il primo intervento è del viceministro Maurizio Leo che spiega come il prossimo possibile cambio di regime dell’Iva per il Terzo Settore avrà come effetto il passare da una condizione di esclusione ad una di esenzione, il tutto richiesto dall’Unione europea. Sul tema, il governo si sta muovendo al fine di dialogare con la Commissione europea e riconoscere un sistema di semplificazione per il Terzo Settore, nonché di proseguimento dell’esenzione sotto una certa soglia. È compreso dal governo Meoni che questo cambio di regime comporterà un enorme problema in termini di ulteriore burocrazia per le associazioni e si tiene quindi supportare questo processo semplificandolo il più possibile. fanno seguito alle parole del viceministro, gli interventi di Emiliano Manfredonia (presidente Acli), Antonio Di Matteo (presidente Mcl), Tiziano Pesce (presidente Uisp) e Bruno Molea (coordinatore della Consulta Sport e Benessere). Ognuno ha offerto la propria prospettiva sul tema del ruolo dell’associazionismo, sia questo culturale che sportivo o ricreativo, sottolineando come il ruolo degli enti nei loro territori sia fondamentale al fine di mitigare il disagio sociale e favorire processi d’inclusione ed è per questo motivo che bisogna tenere in considerazione l’aiuto alle associazioni nel loro lavoro. A conclusione del panel è intervenuta Maria Teresa Bellucci che per prima, nella storia della Repubblica, ha assunto il ruolo di viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega specifica al Terzo Settore. Questa scelta politica del governo è rimarcata nelle parole dell’intervento che sottolinea l’importanza di riconoscere il ruolo dell’associazionismo e rinsalda l’impegno ad un sostegno forte a questo. [Michele Bianchi, ecoinformazioni]