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Sta per nascere la seconda manovra finanziaria del governo Meloni. La legge più importante dell’anno inizia il suo percorso, dopo l’approvazione della Nadef – la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza” (Nadef) -, presentata in Consiglio dei Ministri dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. La Nadef mostra i fondi disponibili per la prossima legge di bilancio da approvare entro il 31 dicembre 2023, da circa 25 miliardi di euro.



Le stime sono cambiate rispetto al Def, il Documento di economia e finanza presentato ad aprile 2023, il contesto è peggiorato, ma Meloni e Giorgetti hanno deciso di raddoppiare il deficit per avere qualche miliardo in più utile a finanziare alcune misure care alla maggioranza di governo, per stipendi e riforma del fisco su tutte (ma non solo), in mezzo a diverse incognite con alcune certezze, come l’addio al Superbonus. Vediamo cosa si potrà davvero fare nella manovra per il 2024. 

I numeri della Nadef: indebitamento raddoppiato e meno crescita

Il governo ha aggiornato la situazione dell’economia italiana in peggio. Per il 2023 e il 2024 la crescita del Pil è inferiore rispetto alle indicazioni date nel Def di aprile, mentre aumenterà il deficit. Le risorse disponibili per la manovra arrivano proprio dagli “zero virgola” di differenza tra le previsioni tendenziali e programmatiche dell’indebitamento, quelle fatte, cioè, rispettivamente senza o con le misure contenute nella legge di bilancio. 

Nel Def era indicato un margine dello 0,2 per cento di Pil da spendere in deficit, ma da aprile 2023 è cambiato tutto, tra ritardi del Pnrr, conti del Superbonus e peggioramento dell’economia in generale. Nella Nadef, il governo ha portato questa percentuale allo 0,7 per cento, dato dalla differenza tra l’indebitamento tendenziale al 3,6 e il programmatico al 4,3 per cento. In sostanza, secondo i dati elaborati da Today.it  il deficit in più metterà a disposizione della manovra 2024 circa 14 miliardi di euro.

Un assist imprevisto è arrivato dal Superbonus tramite Eurostat, che ha riclassificato i crediti dell’agevolazione edilizia secondo un nuovo criterio: quelli maturati nel 2023 peseranno solo sull’anno di riferimento, liberando gli anni futuri, a partire proprio dal 2024. Il sospiro di sollievo è però momentaneo: c’è ancora l’incognita per quelli “incagliati”.

Superbonus, i crediti “liberano” la manovra: più fondi per stipendi e pensioni

I partiti all’assalto delle coperture

Per Giorgia Meloni è impossibile esaudire tutte le richieste dei partiti di maggioranza: dovranno accontentarsi del poco che rimarrà. Matteo Salvini è il più ridimensionato, a partire dal suo personale obiettivo di iniziare il cantiere del ponte sullo Stretto di Messina già nel 2024.

Lo stesso Giorgetti ha parlato di un “orizzonte pluriennale” per l’infrastruttura, che non viene menzionata nel comunicato di Palazzo Chigi pubblicato dopo l’approvazione della Nadef. Vale lo stesso per flat tax e “Quota 41”, misure identitarie della Lega: troppo costose, sono di nuovo rinviate.

Forza Italia punta ancora sulle pensioni e sull’aumento delle minime ed è probabile che qualche deroga possa trovare spazio all’interno della conferma per il regime di “Quota 103”. Più plausibili i piani del governo per racimolare altri fondi in aggiunta al maggior deficit: c’è il piano per mettere a gara la gestione del Lotto che potrebbe fruttare circa quasi un miliardo, di cui la metà già nel 2024.

Cos’è questa storia delle pensioni più basse per chi vive di più

Secondo le indicazioni di Giorgetti poi, i risparmi dei ministeri saranno di 2 miliardi mentre le cessioni di partecipazioni pubbliche frutteranno un punto di Pil, circa 20 miliardi, nell’arco del prossimo triennio. Al netto dei fondi che i partiti proveranno a “raschiare”, alcune misure sono certe di entrare in manovra e mettono d’accordo tutti.

I conti del governo verso la legge di bilancio 2024: cosa si farà

La prossima legge di bilancio, la seconda del governo Meloni, si baserà di nuovo su misure “spot”. L’attuale stato delle finanze pubbliche non permette di portare avanti riforme strutturali per stipendi, pensioni e tasse. Circa 25 miliardi servono solo per confermare l’impianto in vigore che però sappiamo essere di misure temporanee.

Di sicuro, nella manovra 2024 ci sarà la conferma del taglio al cuneo fiscale che da solo vale un terzo di tutta la legge di bilancio, 10 miliardi. Un’altra mano agli stipendi arriverà poi dalla riforma fiscale, tramite le nuove aliquote Irpef. Tuttavia, anche in questo caso ci sarà solo un “assaggio” e il prossimo anno verranno coinvolti solo i redditi che rientrano nello scaglione più basso, quello dl 23 per cento, con un costo di circa 2 miliardi di euro per le casse dello Stato.

Gli aumenti in busta paga fino a 120 euro con il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef

Andrebbero riformate anche le pensioni per evitare il ritorno alla Legge Fornero, ma come successo negli ultimi anni una “Quota” metterà una pezza: in questo caso, Quota 103 costerà circa 2 miliardi. Le stesse pensioni, a causa della rivalutazione in base al costo della vita sempre più alto, nel 2024 produrranno nuovi costi per le casse dello Stato di almeno 4 miliardi.

C’è poi il tema del rinnovo di contratto per 3,2 milioni di dipendenti statali, “con particolare riferimento alla sanità”, dice Palazzo Chigi: il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo aveva indicato 7-8 miliardi come una cifra “realistica” per i rinnovi. Inoltre, sono attese imprecisate misure per “sostegno alle famiglie e alla genitorialità”.

Sappiamo anche cosa non ci sarà: il Superbonus 110 per cento sparisce, la proroga per i condomini è stata bocciata durante la votazione per il “Dl Asset”. Bisogna ricordare che a partire da gennaio 2024 l’agevolazione scenderà dal 90 al 70 per cento. Così, secondo i calcoli fatti da Today.it i costi a carico dei condòmini dovrebbero superare i 6 miliardi.

Superbonus, senza proroga 6 miliardi di euro a carico dei proprietari

Ma il contesto economico generale non è favorevole: tra aumento dei tassi di interesse e minore crescita economica, Giorgetti ha la missione di rassicurare gli investitori – ossia chi finanzia il nostro debito pubblico -, anche perché la differenza tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi è in aumento e ai massimi da mesi. Ed è già certo che gli aumenti sugli interessi da pagare hanno già tolto circa 14 miliardi di euro al bilancio statale. Senza contare che nel 2024 sono attese le nuove regole per il Patto di stabilità, su cui però il governo si dice certo, o spera, di essere allineato. Sullo sfondo, la elezioni europee con tutti i rischi finanziari che una campagna elettorale può causare, tra promesse e tentativi di realizzarle.

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