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America-Cina Il Punto | La newsletter del Corriere della Sera

Mercoled 27 settembre 2023

Casa Bianca: il problema Commander
editorialista di michele farina

C’è il Commander in Chief, ovvero il presidente, che cerca di risalire la china dei sondaggi avversi andando a scioperare con i lavoratori dell’auto. E poi c’è Commander, il suo cane, che «terrorizza» gli agenti della sicurezza. Non che l’avversario di Biden nella corsa (passata e futura) alla Casa Bianca se la passi meglio: Donald Trump con i suoi figli è stato appena giudicato responsabile di frode da un tribunale di New York. Un altro immobiliarista, dall’altra parte del mondo, è in disgrazia: il fondatore del colosso Evergrande è di fatto agli arresti domiciliari. Mentre arrivano nuove rivelazioni sul ministro degli Esteri cinese rimosso per una relazione extraconiugale (con un figlio nato da madre surrogata).

La newsletter di oggi racconta l’esodo infuocato degli armeni dal Nagorno Karabakh, un matrimonio infernale in Iraq, il giallo dell’ammiraglio russo dato per morto e poi (forse) riapparso, la contesa Mosca-Kiev alla Corte di Giustizia dell’Onu, il viaggio di Haftar a Mosca, gli americani che rimangono a casa dei golpisti in Niger, il voto al Parlamento spagnolo per la nascita del nuovo governo, lo strano furto di una statua a Los Angeles, l’identikit dei sei ragazzi portoghesi (tre fratelli) che hanno denunciato l’Europa per danni climatici (ne abbiamo parlato questa settimana). E in fondo, la storia dei 500 orsi di Hokkaido, che hanno un problema non da poco…

Buona lettura.

La newsletter America-Cina è uno dei tre appuntamenti de «Il Punto» del Corriere della Sera. Potete registrarvi qui e scriverci all’indirizzo: americacina@corriere.it.

1. Trump e figli responsabili di frode
editorialista
di viviana mazza

corrispondente da New York

Donald Trump e due dei suoi figli adulti — Eric e Donald Junior, mentre Ivanka è stata prosciolta in Appello — sono responsabili di frode, avendo fornito per circa un decennio false informazioni finanziarie gonfiando il valore dei loro asset nei confronti di banche e assicurazioni. Lo ha stabilito il giudice di New York Arthur Engoron, dando ragione alla procuratrice generale dello Stato Letitia James, pochi giorni prima dell’inizio del processo civile in materia.

Stop pignoramento
Tutela patrimoniale

image

  • La causa per frode è stata intentata un anno fa dalla procuratrice democratica James, che ha accusato Trump di aver gonfiato i beni della sua azienda tra gli 812 milioni e i 2,2 miliardi di dollari nell’arco di un decennio, per ottenere migliori condizioni dei prestiti e altri vantaggi economici.
  • Prestiti per golf e hotel: una frode che James ritiene abbia aiutato l’immobiliarista a ottenere prestiti per la costruzione di un golf resort a Miami, hotel a Washington e hotel a Chicago. Il giudice Engoron ha ordinato anche che alcune delle licenze commerciali di Trump siano revocate come punizione — rendendo così difficili o impossibili alcuni affari per lui e i figli a New York e colpendo anche l’immagine di imprenditore scaltro e di successo che si era costruito prima di scalare la Casa Bianca… (qui l’articolo completo).

2. The Donald e «la condanna a morte» per Milley
editorialista

Il capo di Stato maggiore americano, Mark Milley, lascerà l’incarico alla fine di questa settimana. Fu nominato nella più alta posizione delle Forze armate da Donald Trump nel 2018. Ma il rapporto si è guastato nel tempo, fino ad arrivare al novembre del 2020, quando il presidente in carica perse le elezioni. Seguirono tre mesi di caos, sul piano interno e internazionale. Tanto che il governo cinese entrò in allarme, temendo un’escalation militare su impulso di una Casa Bianca fuori controllo.

imageMark Milley, capo di Stato maggiore

  • Il Segretario alla Difesa, Mark Esper, ordinò a Milley di contattare e tranquillizzare le controparti di Pechino: non succederà nulla. La storia è tornata fuori in questi giorni sui media americani, insieme con il giudizio attribuito a Milley, dopo l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021: «Trump è stato vergognoso». The Donald ha reagito così: «Quello di Milley è tradimento. In altri tempi sarebbe stato condannato a morte».
  • Il post sui social ha sollevato un’aspra polemica. Il commento più allarmato è proprio di Esper: «Se Trump tornasse nello Studio Ovale, metterebbe in galera i suoi nemici». L’ex costruttore newyorkese è il favorito nelle primarie repubblicane e l’ultimo sondaggio, condotto per conto della tv Abc, lo proietta per la prima volta in vantaggio di dieci punti percentuali anche nel duello con Joe Biden.
3. Il capo di Evergrande agli «arresti domiciliari»
editorialista

Non si vede e non si sente da tempo il fondatore di Evergrande, uomo con ottime connessioni nel Partito comunista e ora protagonista di uno sprofondo rosso che ha sconvolto l’industria immobiliare cinese e fa tremare la seconda economia del mondo.

imageXu Jiayin

  • Il silenzio, secondo informazioni passate all’agenzia Bloomberg, è dovuto al fatto che il presidente Xu Jiayin (noto anche con il suo nome cantonese Hui Ka Yan) è «sotto sorveglianza domiciliare» della polizia. Xu/Hui è stato prelevato dagli agenti all’inizio di settembre e portato in un luogo sicuro, dicono le fonti. Secondo la procedura legale di Pechino la «sorveglianza domiciliare» in un «luogo designato» non è un arresto formale, non prevede un’incriminazione automatica: il soggetto però non può comunicare con l’esterno, non può ricevere visite private, deve consegnare agli agenti passaporto e altri documenti personali. E soprattutto, deve collaborare con l’inchiesta.
  • Tempo previsto dalla legge per questa condizione di sorvegliato speciale sei mesi. La situazione dell’ex re delle costruzioni, che fino al 2017 aveva una fortuna personale di 42 miliardi di dollari (oggi ridotta a 1,8), segnala che le autorità cinesi sono passate alla fase della resa dei conti per il crac di Evergrande, indebitata per 2,39 trilioni di yuan, equivalenti a 327 miliardi di dollari… (qui l’articolo completo).
4. Il ministro rimosso, l’amante e il figlio da madre surrogata

(Guido Santevecchi) Nuova puntata nella telenovela drammatica sull’ex ministro degli Esteri cinese Qin Gang. Di sicuro c’è solo che il capo della diplomazia è stato rimosso senza spiegazioni a luglio dalla carica assunta solo sette mesi prima, dopo essere scomparso per un mese («motivi di salute», dicevano al ministero di Pechino). Ma sui social mandarini circolava la storia di una relazione extraconiugale tra Qin Gang, 57 anni, sposato e con un figlio, e la giornalista di Hong Kong Fu Xiaotian, 40 anni, coltivata mentre lui era ambasciatore negli Stati Uniti, tra il 2021 e il 2022.

imageL’ex ministro degli Esteri cinese Qin Gang con la giornalista Fu Xiaotian

  • Ora il mistero si arricchisce con una ricostruzione del Financial Times. Il quotidiano rosa (il colore salmone fu scelto nel 1898 per distinguerlo dalla concorrenza di Fleet Street) scrive che l’anno scorso la anchorwoman Fu ha avuto un figlio nato in America da una madre surrogata. La pratica della maternità surrogata è illegale in Cina. Il quotidiano finanziario britannico ha ricevuto l’informazione da diverse fonti «ben al corrente dei fatti». Secondo le quali le autorità di Pechino stanno indagando sulla relazione tra Qin e Fu, anche se resta da chiarire se sia stata centrale nella caduta del ministro degli Esteri. Tra l’altro, ora si dice che il diplomatico e la giornalista si erano conosciuti e avevano cominciato a frequentarsi nel 2010, quando lui era all’ambasciata di Londra e lei aveva appena finito gli studi a Cambridge… (qui l’articolo completo).
5. Biden agli scioperanti: «Non mollate»

Le aziende automobilistiche vanno bene, ha detto Joe Biden, parlando con il megafono ai lavoratori di Detroit, affiancato dal presidente del sindacato «United Auto Workers», Shawn Fain. «E sapete cosa? Anche voi dovreste stare bene. Meritate l’aumento, non mollate».

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  • Da metà settembre lo sciopero in 20 Stati dichiarato dalla Uaw contro le Big Three (General Motors, Ford e Stellantis) è costato la produzione di 16 mila veicoli, secondo una stima di Deutsche Bank. Gli operai chiedono aumenti del 36%, un massimo di 32 ore di lavoro settimanali e un ritorno alle pensioni tradizionali.
  • Biden è il primo presidente della Casa Bianca ad unirsi a un picchetto di scioperanti. E oggi a Detroit arriverà Donald Trump. L’ex presidente parlerà in un negozio di componenti per auto non legato al sindacato, alla stessa ora in cui si terrà in California il secondo dibattito tv tra i suoi rivali repubblicani… (qui l’articolo completo).
6. Joe, Commander e l’undicesima morsicata

(Velia Alvich) Alla Casa Bianca c’è un problema di sicurezza per gli agenti dei servizi segreti che, giorno e notte, proteggono il presidente.

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  • Si chiama Commander, è uno dei cani di Joe Biden e sembra che nessuno sia ancora in grado di fermare i suoi attacchi che, ormai, vanno avanti da gennaio 2022. Martedì è stato comunicato il nuovo incidente, avvenuto la sera precedente: «Intorno alle 20, un agente della divisione dei servizi segreti è entrato in contatto con uno degli animali domestici della First Family, ed è stato morso». Nessuna ferita troppo grave, il malcapitato adesso sta bene. Ma la situazione è considerata ormai allarmante.
  • Non è la prima volta, infatti, per i cani della famiglia Biden, ma specialmente per il giovane pastore tedesco di due anni che ha attaccato di nuovo lo staff del presidente: Commander è responsabile di altri 10 incidenti simili. L’ultimo a luglio, quando il cane è scappato dalle mani di Jill Biden per lanciarsi contro (di nuovo) un agente dei servizi segreti.
  • Gli altri dieci episodi sono stati riassunti in quasi duecento pagine fra email, messaggi e documenti di risarcimento. Da luglio sono stati provati nuovi modi per legare Commander e nuove tecniche di addestramento, ma sembrano non avere avuto successo. E la responsabile della comunicazione ha cercato di giustificarlo: «Vivere alla Casa Bianca è stressante per tutti noi. Potete capire che, più in generale, è difficile anche per gli animali domestici». E se per il giovane pastore tedesco stanno ancora esplorando le opzioni per risolvere il problema, per ilsuo «fratello» maggiore, Major, alla fine è stata presa una decisione per la sicurezza di tutti: farlo trasferire in un’altra casa (più modesta), accolto da una famiglia di amici della coppia presidenziale. Anche lui, infatti, in passato si è fatto conoscere per i suoi attacchi allo staff e per questo motivo è stato allontanato.
7. Taccuino militare: droni, barriere e redivivi
editorialista

I raid russi sulle città ucraine sono pesanti ed hanno conseguenze per i civili in quanto prendono di mira anche le infrastrutture energetiche. Molti degli attacchi sono condotti con droni-kamikaze Shahed di produzione iraniana: un rapporto inviato al G7 ha rivelato che ognuno di questi velivoli contiene dozzine di componenti d’origine europea. Questo perché Teheran come Mosca aggira l’embargo. Altre parti occidentali sono state trovate sui missili lanciati dagli invasori.

image(la mappa è di Brad Africk)

  • È il «gioco» del vivo o morto. Ora coinvolge l’ammiraglio Sokolov, comandante della Flotta del Mar Nero. Dato per ucciso nello strike ucraino è «riapparso» in un video. Resta l’incertezza, perché servono conferme, ci sono aspetti che non convincono del tutto e sollevare dubbi è un modo di fare operazioni di propaganda costringendo la Russia a inseguire le news. La stessa cosa è avvenuta con il generale Surovikin – si parlava di un arresto ed è poi spuntato in missione ufficiale in Algeria – quindi con Evgeny Prigozhin, il capo della Wagner, sulla cui fine c’è chi nutre dei dubbi.
  • Gli occupanti cercano di difendere in ogni modo il porto di Sebastapoli obiettivo di numerose incursioni. L’ingresso è protetto da nuove barriere, chiatte, reti e persino delfini addestrati a individuare subacquei. Molto temute le operazioni di droni marittimi.
8. Ucraina contro Russia alla Corte internazionale di giustizia dell’Onu
editorialista

Ultimo round all’Aja tra Mosca e Kiev, almeno per il momento. Oggi la Corte internazionale di giustizia ascolta le argomentazioni della Russia nel caso del «genocidio» ucraino. Kiev ha chiesto alla Cig di obbligare Mosca a pagarle un «risarcimento», accusando la Russia di condurre una «guerra imperialista», di «voler cancellare l’Ucraina dalla mappa» e di «violare» il diritto internazionale.

imageAll’Aja

  • L’Ucraina ha risposto così alle argomentazioni della Russia davanti alla Corte, dove i due Paesi si stanno scontrando sul processo intentato dall’Ucraina, che accusa Mosca di aver falsamente usato accuse di genocidio ai danni della popolazione filo-russa nell’Est del Paese per giustificare la sua invasione nel 2022. «La Russia non è al di sopra della legge. Deve essere ritenuta responsabile», ha dichiarato alla corte il diplomatico ucraino Anton Korynevych. «Avete il potere di dichiarare che le azioni della Russia sono illegali, che questi persistenti abusi devono cessare, che il vostro ordine deve essere applicato e che la Russia deve riparare i danni causati», ha detto ai giudici.
  • L’Ucraina si è rivolta alla più alta Corte delle Nazioni Unite poco dopo l’inizio dell’offensiva russa nel febbraio 2022, nel tentativo di combattere il suo vicino su tutti i fronti, legale, diplomatico e militare. Kiev accusa la Russia di aver usato infondate accuse di genocidio nell’Ucraina orientale per giustificare la sua invasione e di aver pianificato essa stessa un genocidio. «La Russia sta cercando di rovesciare il nostro governo democraticamente eletto», ha dichiarato Korynevych.
9. Haftar tra Mosca e Washington
editorialista

Questa volta la definizione di «uomo forte della Cirenaica» calza male per il colonnello Khalifa Haftar, che è giunto ieri in visita ufficiale a Mosca indebolito dalla tragedia di Derna e spinto dalla necessità di riguadagnare legittimità sia in Libia che sulla scena internazionale. Haftar ha incontrato il viceministro della Difesa russo Yunus-bek Bamatgireyvich Yevkurov.

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  • «Un colloquio mirato a esaminare gli sviluppi della situazione libica, le relazioni bilaterali e i modi di sviluppare i dossier di interesse comune», si legge in un secco comunicato reso noto dai portavoce delle forze militari della Cirenaica. Si tratta del loro terzo faccia a faccia in poco più di un mese. Yevkurov si era recato a Bengasi sia il 22 agosto che il 17 settembre. Ma negli ultimi giorni Haftar ha visto anche il comandante in capo delle forze Usa in Africa, generale Michael Langley, e l’inviato della Casa Bianca in Libia, ambasciatore Richard Norland.
  • Gli americani non nascondono il loro intento di spingere Haftar a rompere la sua tradizionale alleanza con Mosca, espellere le unità della milizia russa Wagner che ancora stazionano nella Libia sud-orientale, per avvicinarsi quindi al fronte occidentale e trovare una formula di coesistenza pacifica con il governo di Tripoli. In tempi normali Haftar avrebbe evitato, o minimizzato i contatti con gli americani. Ma questi sono per lui giorni molto difficili.
  • Il crollo delle dighe di Derna sotto il nubifragio «Daniel» e le migliaia di morti vedono la sua amministrazione sul banco degli imputati, l’attivismo delle milizie della Tripolitania lo ha spiazzato. Non è strano che il Colonnello giochi su più tavoli per ottenere il massimo del sostegno.
10. Al Parlamento spagnolo il voto per il nuovo governo
editorialista

Seconda giornata di dibattito alle Cortes spagnole per l’investitura del leader del Partito popolare, Alberto Núñez Feijóo, a presidente del Consiglio. Il voto è atteso intorno alle ore 14, quando finiranno gli interventi di tutti i partiti. All’aspirante premier mancano però i voti necessari – la maggioranza assoluta di 176 seggi – e quindi si procederà ad una seconda votazione dopo 48 ore.

imageIl capo del Popolari in Parlamento

  • Venerdì, gli basterebbe una maggioranza semplice, ma salvo sorprese dell’ultimo minuto, ovvero qualche deputato transfuga da un fronte all’altro, difficilmente Feijóo supererà i 172 seggi (contro i 173 contrari). Alle elezioni anticipate dello scorso luglio, il Partito popolare è risultato primo per numero di voti ma per formare un governo può contare soltanto sull’appoggio dell’estrema destra di Vox, con cui governa già molte città ed alcune regioni, e del Partito nazionalista basco.
  • Il suo diretto avversario politico è l’attuale premier socialista Pedro Sánchez, appoggiato dal movimento di sinistra radicale Sumar (in cui è confluito Unidas Podemos che oggi ha nuovamente criticato la leadership di Yolanda Diaz), dai nazionalisti baschi di Bildu e dai catalani di ERC. La coalizione di sinistra sta trattando con il leader in esilio di Junts per Catalunya, Carles Puigdemont, per ottenere anche i quattro voti decisivi dei separatisti catalani.
  • Feijóo ha criticato in aula la «superbia» di Sánchez e le trattative con i separatisti («Non contino su di me per l’amnistia»), questa mattina ha attaccato i baschi di Bildu, che considera un braccio politico della disciolta organizzazione terroristica Eta: «Mi preoccuperebbe molto se votaste per me. I vostri voti li lascio al señor Sánchez, io non li voglio».
11. Niger, gli americani restano con i golpisti

(Michele Farina) E così le forze francesi e l’ambasciatore di Parigi hanno lasciato il Niger, due mesi dopo il colpo di Stato che il 26 luglio ha deposto il presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum.

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  • La Francia, ex potenza coloniale, aveva reagito facendo la voce grossa. I Paesi vicini, guidati dal gigante Nigeria, avevano posto un aut aut alla giunta al potere, minacciando un intervento militare nel caso Bazoum non fosse tornato al suo posto (intervento visto come un errore anche dall’Italia).
  • Non è successo niente, come previsto. I golpisti dormono tranquilli, l’ex presidente resta agli arresti domiciliari, i francesi se ne sono andati mentre i soldati del contingente americano sono rimasti. Washington aveva reagito fin da subito con molta cautela, rifiutandosi di usare la parola colpo di Stato per quanto accaduto. Il Niger è l’unica base «internazionale» rimasta nella lotta ai gruppi jihadisti nel Sahel. E l’America sta al gioco.
12. Nagorno Karabakh: esodo di fuoco

(Marta Serafini) Il Nagorno Karabakh, la montagna, continua a bruciare e soprattutto continua ad essere al centro delle tensioni che di nuovo attraversano il Caucaso. Intanto c’è un bilancio ancora non definitivo dopo l’esplosione di un deposito di carburante di un distributore di benzina avvenuta domenica sera. Il numero dei decessi accertati alle 22 (le 20 in Italia) del 26 settembre è 68 e finora sono state identificate solo 21 vittime. Il numero dei feriti è di 290, di cui 168 sono stati trasferiti in vari ospedali armeni per ricevere delle cure. Di questi, 96 sono stati trasportati in elicottero dell’Armenia e della missione di mantenimento della pace russa, mentre 72 sono stati trasportati da ambulanze con scorta del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr). Sono invece ancora 105 le persone a risultare disperse a causa dell’esplosione.

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  • Queste cifre danno l’idea di quanto sia complicata la situazione sul campo. Stepanakert, capitale del Karabakh o Artsakh come lo chiamano i separatisti, risulta ancora di fatto isolata. In rete circolano video di soldati azeri che sparano contro le case vuote e i simboli armeni. Secondo le autorità di Erevan è fuggito oltre un terzo della popolazione della regione, ossia 45 mila civili. Questo dopo che l’Azerbaigian ha revocato il blocco durato 10 mesi sull’unica strada della regione verso il Paese, il famoso corridoio di Lachin, e dopo che il blocco ha causato gravi carenze di cibo, medicine e carburante.
  • Ma è a livello diplomatico che vanno tenuti puntati gli occhi: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha incontrato il presidente azero Aliev nell’enclave azera di Nakhichevan, situata tra Armenia e Iran e al confine con la Turchia, per rinnovare il suo sostegno a Baku. Ma soprattutto paiono esserci ulteriori passi di Washington verso Erevan, storica alleata di Mosca, dato da non sottovalutare soprattutto in relazione allo scenario ucraino. Gli Usa si sono detti «rattristati» dai morti nell’esplosione del deposito di carburante e hanno espresso «profonda solidarietà ai residenti del Nagorno-Karabakh e a tutti coloro che stanno soffrendo».
  • L’amministratrice di Usaid Samantha Power (ex ambasciatrice di Obama) si è recata nella regione e ha annunciato l’invio di nuovi aiuti agli sfollati. Infine da non escludere com nella capitale Erevan si possano tenere nuove manifestazioni dei separatisti, infuriati con il governo del primo ministro Nikol Pashinyan considerato troppo morbido sia nei confronti di Mosca, accusata di non aver fatto abbastanza per proteggere la popolazione dell’enclave, sia con Baku, storica nemica degli armeni.
13. Iraq: matrimonio d’inferno

(Marta Serafini) Wedding inferno, matrimonio d’inferno. Ha titolato così la Reuters per dare la notizia che almeno 113 persone sono morte e altre 150 ferite per un incendio divampato durante una cerimonia di nozze nel nord dell’Iraq.

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  • Centinaia le persone stavano festeggiando ad Al-Hamdaniya, nella provincia settentrionale di Ninive, in Iraq, quando le fiamme si sono propagate nei locali dove era stato allestito il ricevimento. Non è ancora noto cosa abbia causato l’incendio, ma dalle prime informazioni sembra sia scoppiato a causa dei fuochi d’artificio. «L’incendio ha portato al crollo di parti della sala a causa dell’uso di materiali da costruzione altamente infiammabili e a basso costo che crollano in pochi minuti quando scoppia un incendio», ha dichiarato la direzione della protezione civile irachena, citata dall’agenzia di stampa statale irachena Ina.
  • In Iraq come in buona parte del Medio Oriente e del resto del mondo è usanza celebrare le feste di matrimonio in wedding hall o hotel di lusso spesso però costruiti con materiali scadenti. E non solo. Matrimoni e funerali sono da sempre target di attacchi terroristici, sia perché è facile che vi si trovino radunate centinaia di persone, sia perché può essere che vi prendano parte personaggi che appartengono a gruppi rivali. In questo caso però non pare si tratti di un incendio doloso.
  • Il ministero dell’Interno iracheno è intervenuto sulla vicenda e ha affermato di aver emesso quattro mandati di arresto per i proprietari della sala delle nozze, hanno riferito i media statali, e il presidente Abdul Latif Rashid ha chiesto un’indagine. «Abbiamo visto il fuoco divampare e uscire dalla sala», ha detto Imad Yohana, un 34enne scampato al «matrimonio di inferno» di Ninive.
14. Iran: incidente o sabotaggio?

(Guido Olimpio) Una forte esplosione è avvenuta lunedì in un’area montuosa vicino alla località di Khorramabad in Iran. Secondo indiscrezioni potrebbe essere avvenuta all’interno di un sito missilistico dei pasdaran.

image(Babak Taghvee)

  • Due le ipotesi: un incidente oppure un sabotaggio da parte di qualche servizio segreto nemico (i sospetti cadono sul Mossad israeliano). Gli episodi come questo sono stati frequenti negli ultimi due-tre anni ed hanno coinvolto basi, fabbriche, impianti legati al programma di armi strategiche della Repubblica Islamica.

(Guido Olimpio) Los Angeles, La Cienega Boulevard, negozio d’antiquariato Barakat. I soliti ignoti hanno messo a segno un colpo insolito: fatta sparire una grande statua in bronzo raffigurante Buddha. Valore stimato di 1.5 milioni di dollari. Quasi 100 chilogrammi il suo peso.

imageLos Angeles

  • I ladri hanno agito in meno di 30 minuti, muovendosi con sicurezza e in base a informazioni precise. La statua non era esposta ma si trovava all’interno di un cortile nella parte posteriore dell’edificio. Questo fa pensare a un basista o a un attento lavoro di ricognizione. Le telecamere di sicurezza hanno registrato le immagini di un uomo mascherato che ha usato un furgone di un autonoleggio (la targa non è leggibile).
16. Chi sono i sei ragazzi che accusano l’Europa per «danni climatici»

(Sara Gandolfi) Mariana si spaventa ancora quando sente gli elicotteri volare sopra di lei, soprattutto la notte. Le ricordano gli incendi del 2017. Ha 11 anni ed è preoccupata. «Ho paura per il mio futuro. Voglio un mondo verde senza inquinamento, voglio stare bene. Ma ho paura di come sarà il posto in cui viviamo domani». La sorella Claudia, 24 anni, si ricorda bene quelle notti di sei anni fa. L’odore del fumo, le immagini in tv, le scuole chiuse, gli elicotteri che andavano e venivano con a bordo i vigili del fuoco e tanta acqua per tentare di spegnere gli incendi. Oltre 202 chilometri quadrati di foresta bruciarono nella regione di Leiria, nella provincia portoghese di Beira, e 66 persone morirono tra le fiamme. Colpa della crisi climatica, confermano gli scienziati. «Senza un’azione urgente per ridurre le emissioni, il luogo in cui vivo diventerà presto una fornace insopportabile», pronostica il fratello di Mariana e Claudia, il ventenne Martim Duarte Agostinho.

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  • Per questo i tre fratelli, insieme ad altri tre ragazzi, hanno deciso di denunciare 32 Paesi davanti alla Corte Europea per i Diritti umani. «Mi fa male sapere che i governi europei hanno il potere di fare molto di più per prevenire questo fenomeno e scelgono di non farlo. Il nostro messaggio ai giudici è semplice: per favore, fate in modo che questi governi facciano ciò che è necessario per avere un futuro vivibile»… (qui l’articolo completo).
17. Perché gli orsi di Hokkaido muoiono di fame?

(Velia Alvich) Gli orsi di Hokkaido, in Giappone, stanno morendo di fame. Vengono avvistati mentre si avventurano in zone dove non dovrebbero trovarsi, magri e alla disperata ricerca di cibo. In qualche caso sono stati sorpresi mentre ribaltavano rocce o rovistavano fra le alghe che si accumulano a riva nella penisola di Shiretoko. «È una situazione disperata», ha commentato Masami Yamanaka, ricercatore della Shiretoko Nature Foundation.

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  • «Circa l’80% dei cuccioli nati quest’anno sono morti». La colpa è la mancanza di salmoni, che a loro volta soffrono le conseguenze della crisi climatica: l’innalzamento delle temperature marine interferisce con il loro ciclo di vita. Normalmente, le uova si schiudono nei fiumi che attraversano la più settentrionale delle isole del Giappone. Poi, discendono lungo i corsi d’acqua per arrivare al mare, dove passano l’inverno prima di risalire la corrente. È proprio in questo momento che gli orsi bruni — sono cinquecento nell’area — si appostano per catturarli al volo. Ma così non è per gli sfortunati plantigradi che devono combattere la «carestia marina» degli ultimi anni.
  • E gli effetti sono evidenti anche ai pescatori: nel 2020 sono stati catturati oltre 400 mila salmoni rosa, mentre lo scorso anno sono stati solo 20 mila. Un ecosistema devastato dalla temperatura dell’acqua: fra luglio e agosto sono stati registrati cinque gradi in più rispetto alla norma. E potrebbero diventare anche dieci entro il 2090.
  • L’alimentazione degli orsi non dipende solo dal mare: l’ursus arctos lasiotus (questo il nome scientifico) si ciba pure di ghiande. Ma anche di questo prodotto c’è penuria. Così, sono costretti ad avvicinarsi ai centri abitati per cercare qualcosa da mangiare, mettendo anche a rischio gli esseri umani.

Grazie. A domani. Cuntrastamu.

Michele Farina

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