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DaI Quaderno di Approfondimento itinerari Previdenziali dedicato all’economia d’argento, attraverso la prima indagine demoscopica realizzata con un target specifico sulle persone over 50 e volta a capire chi sono, cosa fanno e cosa desiderano i Silveritaliani, era emersa unÂ’importante relazione tra citt e anziani, i quali in pi di 4 casi su 5 prediligono vivere in centri abitati con oltre 10mila abitanti. Inoltre, se si considerano solamente i residenti nei comuni maggiori, si osserva come siano principalmente gli ultra75enni ad abitare nel centro citt (oltre 4 su 10), mentre appena il 22% abita in periferia. Situazione che muta leggermente guardando ai soggetti di et compresa tra i 50 e i 64 anni e tra i 65 e i 74 anni: per queste due classi dÂ’et la propensione maggiore abitare in zone semicentrali (40,6%), mentre lÂ’incidenza di chi abita in centro rispettivamente pari a 29,2% e 32,2%.

Grazie al recente studio pubblicato da Istat,“Le citt metropolitane e gli anziani”, possibile arricchire ulteriormente questi dati, delimitando il perimetro dÂ’analisi alle 14 citt metropolitane che compongono il Paese: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina, Catania e Cagliari.

In queste metropoli, all’1 gennaio 2023, risiedono quasi 5 milioni di anziani, pi di un terzo del totale italiano, con una prevalenza della componente femminile (56,6% donne e 43,4% uomini). Illoro tessuto cittadino composto per quasi un quarto dalla popolazione ultra65enne (il 23,4% del totale) e in forte aumento rispetto a trentÂ’anni fa (15,3% nel 1993). A livello di ripartizione geografica lÂ’incidenza degli anziani pi elevata nelle citt metropolitane del Nord e minore in quelle del Sud, con ai due estremiGenova, citt pi vecchia dÂ’Italia con unÂ’incidenza del 29,1% e, dallÂ’altra parte, Napoli con poco meno del 20%. Portando lÂ’attenzione sui grandi vecchi si osserva come dei circa 7.500 ultracentenari residenti nelle 14 citt metropolitane lÂ’82,4% sia costituito da donne e le due citt con la componente maggiore siano Bologna e Firenze (circa 27,5 per 10mila over 65). Volendo nuovamente fare il raffronto con 30 anni fa si rileva come questa fascia di popolazione cresciuta in maniera consistente, pi di 7 volte rispetto al 1993, quando il numero complessivo ammontava a 1.040 centenari.

Rispetto agli indicatori demografici interessante notare come lÂ’indice di vecchiaia, cheall’ 1 gennaio 2023 ha raggiunto il suo massimo storico con 193 anziani ogni 100 giovani, sia pi basso nellÂ’insieme delle 14 citt metropolitane (183 anziani per 100 giovani)e con unÂ’intensit del fenomeno molto diversa tra i territori, a Nord si osserva un grado di invecchiamento pi consistente, che raggiunge il suo apice a Genova (273 anziani per 100 giovani); fa eccezione Milano, dove lÂ’indice di vecchiaia risulta al di sotto sia della media delle 14 citt metropolitane sia di quella nazionale.

Anziani e reti familiari

Quando si parla di persone Silver un’attenzione particolare va poi posta al contesto familiare e alla rete dei legami personali: infatti, come emerso nellÂ’indagine di Itinerari Previdenziali la solitudine, oltre a essere estremamente nociva e pericolosa, anche uno dei maggiori timori tra le persone anziane. A questo proposito, sulla base dei nuovi dati Istat, si osserva come nel 2023,nel complesso delle 14 citt metropolitane, gli anziani che formano una famiglia unipersonale– ossia in cui lÂ’unico componente una persona di 65 anni e oltre –sono quasi un terzo del totale della rispettiva fascia dÂ’et, raggiungendo il 37% nel territorio di Genova. Anche in questo caso lÂ’incidenza percentuale maggiore nelle citt metropolitane del Nord e del Centro, con la sola eccezione di Venezia.

Per provare a dare una misura sintetica del grado di possibilit da parte delle famiglie di prendersi cura dei componenti pi anziani della famiglia, Istat ha sviluppato un indicatore strutturale, ilParent support ratio (Psr), che aumenta al crescere del numero di individui che stanno raggiungendo la conclusione della vita lavorativa e che avr genitori o parenti molto anziani da supportare in futuro e, pertanto, bisognosi di cura e assistenza. All’1 gennaio 2023, nel complesso delle citt metropolitane, vi sono 16 persone di 85 anni e oltre ogni 100 persone 50-64enni, valore lievemente al di sotto della media nazionale (16,5% e in crescita di 13 punti percentuali rispetto al 1960). La necessit di maggiore sostegno agli anziani si manifesta in particolare nei territori metropolitani di Torino e Palermo (rispettivamente 22,4% e 20,4%), mentre minore a Bologna (10,4%).

ragionevole aspettarsi alla luce della transizione demografica in atto che tale indicatore andr a crescere in maniera significativa nel corso dei prossimi anni ed quindi fondamentale cominciare a sviluppare servizi e reti di cura e sostegno che consentano di de-familizzare il supporto necessario per le persone anziane. A proposito di futuro, interessanti anche i modelli previsionali elaborati da Istatper il 2031, quandolÂ’importanza relativa della popolazione di 65 anni e oltre raggiunger nelle citt metropolitane il 27,3% della popolazione totale, poco pi di 1 cittadino su 4. Gli anziani aumenteranno in meno di un decennio di oltre 700mila unit raggiungendo lÂ’ammontare di 5,7, milioni mentre a livello nazionale si stima un incremento di 1,9 milioni di unit.

Le prestazioni pensionistiche

Per concludere pu essere interessante analizzare brevemente le prestazioni che lo Stato eroganelle 14 citt metropolitane. A fine 2021 sono state rilasciate complessivamente 6,2 milioni di prestazioni pensionistiche a 4,3 milioni di titolari over 65, per una spesa complessiva di 98 miliardi di euro. In media ciascun beneficiario anziano percepisce 1,50 prestazioni, anche se il numero medio di “pensioni” mostra una lieve differenziazione nei territori metropolitani, con un valore lievemente pi basso nelle citt del Sud, con l’eccezione di Reggio Calabria (1,6).

LÂ’81,8% dei trattamenti erogati ai beneficiari di 65 anni e pi sono di invalidit, vecchiaia e superstiti (IVS); il 16,4% sono destinate a prestazioni assistenziali (invalidit civile, accompagnamento, assegni sociali e pensioni di guerra). A queste si aggiunge infine una quota residuale (1,8%) relativa a prestazioni di tipo indennitario (rendite dirette e indirette per infortuni sul lavoro e malattie professionali).

Infine, la distribuzione territoriale delle prestazioni pensionistiche caratterizzata da due dinamiche inverse: i trattamentiIVS mostrano un andamento decrescente man mano che si procede verso il Mezzogiorno, al contrario, le prestazioni di tipo assistenziale sono pi elevate della media in tutte le citt metropolitane del Sud con il valore massimo a Napoli (+12 punti percentuali rispetto al dato medio). Con la risalita verso il Settentrione la quota erogata crolla, toccando il minimo a Bologna (7,8%).



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