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Il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori  con redditi piu bassi  è iniziato nel 2022 con il Governo Draghi  ed è aumentato  con la legge di bilancio 2023 al 2/3% arrivando , grazie al Decreto lavoro 48 2023 al 6/7% (Legge 197 del 29.12.2022) ( nei paragrafi seguenti i dettagli  degli aumenti che ne risultano in busta paga nell’anno in corso)

Nella presentazione della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2023 in preparazione della manovra di bilancio per il 2024 il Governo   riepiloga  i seguenti  “interventi previsti dal disegno di legge di bilancio che il Governo intende presentare : 

  • conferma del taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche nel 2024;
  • prima fase della riforma fiscale;
  • sostegno alle famiglie e alla genitorialità;
  • prosecuzione dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego, anche con particolare riferimento alla sanità;
  • conferma degli investimenti pubblici, con priorità a quelli del PNRR;
  • rifinanziamento delle politiche invariate”.

Sembrerebbe confermato quindi , almeno con le stesse aliquote,  l’esonero contributivo per i lavoratori dipendenti attualmente in vigore.

Il governo ha espresso piu volte  l’intenzione di potenziare le misure per i  ceti meno abbienti ma la stagnazione dell’economia degli ultimi mesi   sembra  obbligare il Governo a rimandare ulteriori spese anche se l’ipotesi di un taglio ulteriore non è del tutto esclusa. 

(vedi all’ultimo paragrafo l’approfondimento  sulle dichiarazioni del MInistro  dell’Economia Giorgetti)

L’articolo continua dopo la pubblicità

Riduzione cuneo fiscale Governo Draghi: gli aumenti 2022

Uno studio reso noto dalla UIL  a giugno 2022 evidenziava   che  gli aumenti che risultano dal taglio del cuneo introdotto dal Governo Draghi fino a dicembre 2022, grazie allo sconto del 1,2%  sugli stipendi sono modesti ma non irrilevanti.

Il taglio del cuneo fiscale sugli stipendi dei dipendenti  valeva al massimo 25 euro in più  al mese, con i seguenti esempi, indicativi ( senza il rateo di tredicesima) :

importo  stipendi  aumenti  in busta paga
fino a dicembre 2022
fino a 2600 euro netti  144 euro (24 al mese)
1500 euro netti
1000 euro netti 
102 euro (17 al mese)
72 euro (12 al mese)

Ricordiamo che la riduzione dei contributi si applica a tutti i rapporti di lavoro dipendente, pubblico e privato ma sono esclusi i rapporti di lavoro domestico.

Di norma le aliquote applicate al lavoro dipendente come contribuzione previdenziale  sono del 33% di cui 

  • il 23,81% a carico del datore di lavoro e
  •  il  9,19% a carico del lavoratore.

Questo significa che nel periodo interessato dalla norma del decreto Aiuti bis , ossia tra luglio e dicembre 2022 queste fasce di retribuzione  hanno un importo complessivo  di sconto contributivo  che si traduce in maggiore netto in busta paga che vale da 50 euro a 185 euro  per i 6 mesi.

Va ricordato che sia per i dipendenti che per i pensionati è in vigore da gennaio 2022  anche lo sgravio dello 0,8% sui contributi dovuti, che resta confermato fino a fine anno.

In entrambi i casi   non varia la  aliquota di computo ai fini della previdenza a fine carriera lavorativa, cioè il taglio non comporta riduzioni dell’importo della pensione ma resta a carico dello Stato.

Riduzione cuneo fiscale importi sconto gennaio-giugno 2023

Il disegno di legge finanziaria 2023 nella versione approvata i  il 21 novembre 2022 incrementava al 3%,   per il 2023, il taglio della quota dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti pubblici e privati (esclusi i lavoratori domestici)  La platea dei beneficiari era fissata ai dipendenti con  retribuzione imponibile mensile  1.538 euro (20mila euro  annui) 

La versione definitiva della legge  di bilancio (197 2022)  prevede   la stessa percentuale di sconto del 3% , MA con una soglia di accesso maggiore, fissata a 1923 euro mensili (25mila euro annui)

Contemporaneamente  si confermava il taglio del 2%  sui contributi   dovuti sulle retribuzioni fino a 35mila euro annui (2.692 euro mensili) già  in vigore per la seconda parte del  2022.

Va tenuto conto in entrambi i casi che i limiti di importo mensile vanno considerati con la maggiorazione del rateo di tredicesima per la competenza del mese di dicembre.

Vediamo nella tabella seguente  le percentuali di taglio del cuneo fiscale e gli importi indicativi di sconto contributivo che si traduce in maggiore importo netto in busta paga, come calcolati dal Sole 24 Ore.

BENEFICIARI percentuale sconto contributivo 2022 percentuale sconto contributivo  2023 MAGGIORE IMPORTO IN BUSTA PAGA 2023
 redditi fino a 10mila euro 0,8% genn-giugno –  2% da luglio a dicembre 3% 19,25 euro mensili – 231 euro l’anno
reddito fino a 15 mila euro 0,8% genn-giugno –  2% da luglio a dicembre 3% 28,88 euro mensili –  346,50 annui
reddito fino a 20mila euro  0,8% genn-giugno –  2% da luglio a dicembre 3%  32,92 euro mensili 395, 08 annui
reddito fino a  25mila euro  0,8% genn-giugno –  2% da luglio a dicembre 3% 41, 15 euro al mese,  493,85 annui
redditi oltre i 25mila euro  e fino a 35mila euro  0,8% genn-giugno  -2% da luglio a dicembre 2% nessuna variazione rispetto al 2022

Riduzione cuneo fiscale: importi luglio dicembre 2023 – tabella per scaglioni

Con il decreto lavoro 48 2023 (  convertito in legge e pubblicato ri in Gazzetta Ufficiale)  il Governo ha  introdotto per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 (con esclusione della tredicesima mensilità)   l’innalzamento dell’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti  :

  • dal 2 al  6 per cento per i lavoratori con reddito fino a 35mila euro, 
  • dal 3 al 7 per cento,   se il reddito imponibile non eccede l’importo mensile di 1.923 euro ( 25mila euro annui)

Nella tabella seguente gli importi medi di sconto contributivo che si traduce in aumento della retribuzione netta in busta paga

taglio cuneo fiscale dal 1 luglio al 31 dicembre 2023 GLI IMPORTI medi in busta paga
redditi fino a  35mila euro  6%  della retribuzione imponibile da 90 a 100 euro in piu
redditi fino a 25mila euro  7%  da 60 a 70 euro in più

 Attenzione si fa riferimento all’imponibile previdenziale  non all’imponibile fiscale. Necessario quindi verificare il limite massimo mensile  e non quello annuale. L’aumento in busta paga da luglio a dicembre 2023 secondo il Ministero delle Finanze   potrà arrivare a 100 euro  mensili.

Le istruzioni fornite dall’Inps dopo la pubblicazione del decreto lavoro  48 2023 il 4 maggio 2023 (messaggio 1932/2023 ) hanno specificato che  sui ratei di  tredicesima  non si applica il nuovo taglio, sia nel caso venga erogata in 12 rate con la paga mensile, sia nel caso in cui venga erogata intera a dicembre  

L’importo  complessivo mensile di maggiorazione in busta paga  a partire da luglio 2023  quindi  vale circa :

  • 96 euro mensili per un lavoratore con retribuzione di 25mila euro 
  • 99 euro mensili per un lavoratore con retribuzione di 35mila euro.

Per approfondire riportiamo  nella tabella seguente  le simulazioni effettuate per La Stampa  dallo Studio del dott. De Fusco  che danno anche il totale dei maggiori importi annui, comprensivi dei due diversi tagli al cuneo ( previsti da legge di bilancio e decreto Lavoro)

redditi importo mensile  taglio cuneo fiscale in busta paga importo annuo COMPLESSIVO
10mila euro annui 25,67 euro 269 euro
12.500 euro annui 32 euro 336 euro
15.000 euro annui 38 euro  404 euro
17.500 euro annui 43 euro 430 euro
20.000 euro annui 49 euro 460 euro 
25.000 euro annui 55 euro 548 euro
30.000 euro annui 56 euro  576 euro
35.000 euro annui 65 euro 591 euro

Taglio del cuneo fiscale 2024: conferma dal ministro Giorgetti

I tagli al cuneo contributivo nelle buste paga dei lavoratori sembrano  praticamente certi  viste le dichiarazioni del  Ministro dell’Economia Giorgetti di ieri alla presentazione della NADEF, documento che costituisce la base della nuova legge di bilancio 

Già nel  comunicato stampa del  Consiglio dei Ministri  del 28 agosto 2023,  la Presidente  Giorgia Meloni  aveva anticipato alcune intenzioni rispetto all’imminente scrittura della legge di bilancio che dovrà essere ” seria,    per supportare la crescita, aiutare le fasce più deboli, dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese”.

Rivolgendosi ai ministri la Presidente Meloni ha rivolto l’invito di una  attenta programmazione degli obiettivi e dei tagli di spesa   che dovranno  dare la priorità a “misure incentrate    sulle famiglie, sulla lotta alla denatalità e sui sostegni alle fasce deboli”. Il primo obiettivo ha detto,  è quello di “di confermare il taglio del cuneo fiscale, che rappresenta un provvedimento concreto che arriva ogni mese nella busta paga dei lavoratori”.

Il comunicato stampa dopo il Consiglio dei Ministri del 27 settembre che approva la NADEF  afferma che 

La NADEF predisposta dal Governo tiene in considerazione la complessa situazione economica internazionale, l’impatto della politica monetaria restrittiva, con l’aumento dei tassi d’interesse, e le conseguenze della guerra in Ucraina. Il quadro di finanza pubblica riflette un’impostazione prudente, con una revisione delle stime di crescita per il 2023-2024 a causa del rallentamento dell’economia in corso. Tale rallentamento e l’andamento dell’inflazione richiedono tuttavia una politica di sostegno ai redditi reali delle famiglie, in particolare quelle con redditi più bassi. Anche grazie alla conferma del taglio del cuneo fiscale sul lavoro, la pressione fiscale per il 2024 è prevista in riduzione. Resta in ogni caso confermato l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale in maniera più decisa nel corso della legislatura.

 Le  misure attuali del 6/ 7% di taglio ai contributi a carico dei lavoratori attualmente in vigore ( e i relativi importi netti in busta paga descritti sopra) dovrebbero dunque  essere confermate  , in quanto  questa  misura sembra avere la priorità rispetto a tante altre ipotesi (bonus famiglie numerose, ampliamento dei fringe benefits ai lavoratori senza figli,  proroga quota 103,  APE sociale e Opzione donna sul fronte delle pensioni)

Inoltre, è  la sola esplicitamente nominata dal ministro  dell’Economia che ha  sempre tenuto una linea molto prudente e ha evidenziato piu volte  le scarse risorse disponibili per la legge di Bilancio. 



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