Buongiorno.
La «linea dura» sui migranti. Il via libera al nuovo codice della strada. La riforma della scuola, con più peso al voto in condotta. Anche se è durato soltanto un’ora, non si può dire che, nel consiglio dei ministri di ieri, sia mancata la carne al fuoco. Né che il governo di Giorgia Meloni si sia mostrato «lassista» o «buonista». Ma procediamo con ordine.
Il giro di vite sugli sbarchi
La premier ha, per prima cosa, elogiato il piano in 10 punti presentato dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, a Lampedusa (Gianluca Mercuri l’ha spiegato in dettaglio qui), «perché perfettamente in linea con quel cambio di paradigma che questo governo ha sostenuto. E che prevede di difendere i confini esterni dell’Unione europea». Meloni ha fatto sue alcune parole di von der Leyen: «Decidiamo noi chi entra in Europa, non i trafficanti di esseri umani». E, per far mostra di compattezza nel governo, ha ricordato che si tratta di dichiarazioni «che abbiamo più volte pronunciato io, Matteo, Antonio e noi tutti. Questa frase può essere considerata il sunto della nuova visione che si è affermata in Europa grazie all’Italia».
A onor di cronaca, va però detto che Marine Le Pen, invitata domenica da Matteo Salvini a Pontida, ieri a Bruno Vespa — presente in studio il leader leghista — ha detto: «Sono totalmente in disaccordo con Ursula von der Leyen quando dice che deve essere l’Europa a decidere chi entra in Europa. Credo sia una violazione totale della volontà dei popoli e delle nazioni»; mentre il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, di Forza Italia, ha tagliato corto: «Marine Le Pen non ha partecipato al consiglio dei ministri questa mattina, non è lei che decide quel che fa l’Italia». (Di divergenti idee d’Europa abbiamo parlato anche nella nostra Rassegna)
In attesa di «monitorare» che Bruxelles sblocchi al più presto i soldi promessi alla Tunisia per frenare le partenze, il governo, però, intende comunque procedere a un giro di vite. Come ampiamente anticipato, nei Centri di permanenza (Cpr) per chi entra illegalmente in Italia si potrà essere trattenuti molto più a lungo: 6 mesi, prorogabili per ulteriori 12, per un totale di 18 mesi. Sarà inoltra dato mandato alla Difesa di realizzare nel più breve tempo possibile nuovi Cpr che dovranno essere «in località a bassissima densità abitativa e facilmente perimetrabili e sorvegliabili. Non si creerà ulteriore insicurezza nelle città italiane».
C’è un’altra novità: saranno convocati gli ambasciatori dei Paesi che rappresentano le più consistenti nazionalità di sbarco illegale. L’Italia chiederà loro la massima collaborazione per l’immediato rimpatrio degli irregolari, «rappresentando che, sulle altre questioni di reciproco interesse, offrirà loro il medesimo grado di collaborazione ricevuta». Traduce Marco Galluzzo: «Insomma la minaccia, verso tutti quei Paesi che non riprenderanno i loro clandestini, sarà quella di fare un downgrading delle relazioni bilaterali».
Meloni non ha risparmiato una frecciata alla sinistra europea e italiana: «Dispiace constatare che parte delle forze politiche italiane ed europee remino contro. Mi riferisco alla lettera dell’Alto rappresentante per la politica estera europea Borrell, agli appelli dei socialisti europei e alle prese di posizione di esponenti della sinistra». Quanto al Pd, lo accusa di voler accogliere chiunque e poi procedere alla redistribuzione in Europa, «un boomerang, visto che la segretaria del Pd forse non è resa conto che i Paesi dell’est Europa accolgono milioni di rifugiati ucraini e quindi rischiamo noi a dover ricollocare altri molti più richiedenti asilo di quanti ne abbiamo».
Replica di Elly Schlein: «La premier che professava il blocco navale, si è dimostrata campionessa mondiale di boomerang che poi tornano addosso al Paese».
Le reazioni in Europa
Fra partner europei e Paesi confinanti, a parole c’è disponibilità a venire incontro alle richieste d’aiuto e collaborazione dell’Italia per fronteggiare l’emergenza immigrazione. Nei fatti però dalla Francia arriva una chiusura molto netta dei propri confini. E anche l’Austria è in allerta per lo stesso motivo: il governo di Vienna intende intensificare i controlli alla frontiera del Brennero.
«Non accoglieremo parte dei migranti arrivati recentemente a Lampedusa. Sarebbe un errore di giudizio considerare che i migranti, siccome arrivano in Europa, devono essere subito ripartiti in tutta Europa e in Francia, che fa ampiamente la sua parte», ha detto il ministro degli Interni Gérald Darmanin, che ieri pomeriggio è volato a Roma a incontrare il suo omologo Matteo Piantedosi.
Stefano Montefiori, corrispondente da Parigi, spiega così la «durezza» del ministro francese:
Darmanin si trova come sempre in una posizione delicata: da un lato è uno degli uomini forti del governo della Francia, Paese legato all’Italia da una relazione speciale formalizzata dal Trattato del Quirinale del novembre 2021, con il presidente Emmanuel Macron che evoca il «dovere di solidarietà europea»; dall’altro da tempo ha fatto della lotta all’immigrazione illegale uno dei cavalli di battaglia della sua politica, in particolare in vista delle prossime elezioni presidenziali.
La Lega ha subito reagito: «Basta chiacchiere, gli Italiani si aspettano e si meritano dalla Francia e dall’Europa dei fatti concreti!». In compenso, la Germania sostiene la linea dei 10 punti della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: sì alla «sorveglianza aerea e navale dei confini esterni della Ue», ha detto la ministra dell’Interno Nancy Faeser «altrimenti non avremo in pugno la situazione migratoria».
Una nuova operazione Sophia?
Meloni, nell’incontro a Lampedusa con von der Leyen, ha fatto esplicito riferimento all’operazione Sophia e alle parti di essa che non vennero mai completate. Francesca Basso, corrispondente da Bruxelles, fa un po’ di chiarezza.
Primo:
L’operazione fu decisa dopo il tragico naufragio, a nord della Libia, di un peschereccio con oltre 800 migranti avvenuto il 18 aprile 2015. L’operazione Sophia, a guida italiana, aveva lo scopo principale di contrastare il traffico illecito di esseri umani.
Secondo:
Non fu rinnovata (a marzo 2019, con Salvini ministro dell’Interno nel governo Conte I, ndr) anche per l’opposizione dell’Italia alle norme Ue che obbligano i richiedenti asilo a fare domanda nel Paese di primo approdo e Sophia prevedeva lo sbarco in Italia dei migranti salvati in mare, cosa che Roma chiedeva di cambiare. Qualche mese dopo, nell’agosto di quell’anno, Angela Merkel rilanciò l’idea di un’altra missione Sophia per i salvataggi in mare con navi di Stato. (…) Ma per alcuni Paesi, Italia inclusa, Sophia era un «pull factor» per l’immigrazione illegale. Per altri Paesi, invece, salvava vite.
Terzo:
La missione prevedeva quattro fasi ma solo le prime due sono state attuate: la raccolta di informazioni sul modus operandi dei trafficanti di esseri umani e in alto mare il fermo, la perquisizione, il sequestro e il dirottamento delle loro imbarcazioni nel rispetto del diritto internazionale, che implica anche il salvataggio di chi è in difficoltà. La terza fase, mai attivata, espandeva ulteriormente l’attività di contrasto nelle acque libiche e sulla terra ferma per cui sarebbe servita una risoluzione Onu e il consenso dello Stato costiero. La quarta il completamento dell’operazione.
Proprio sul completamento delle ultimi due fasi ha insistito Meloni. Ma le difficoltà ad attuarle, evidenziate da Basso, le ha chiarite in modo ancora più esplicito David Carretta sul Foglio: «Perché non fu mai lanciata la “fase 3”? Semplicemente perché la Libia rifiutò quella che considerava una violazione inaccettabile della sua sovranità. Chi andrà dal presidente tunisino, Kais Saied, a chiedergli di far entrare le navi dell’Ue nelle sue acque territoriali?».
Massimo Franco, nella sua Nota, parla di «un’emergenza esasperata per calcoli elettorali» e scrive:
Ci si chiede se avere puntato i riflettori sui migranti, drammatizzando un problema esistente da tempo, sia stato lungimirante. Di certo, offre visibilità a Salvini, alla sua alleanza con l’ultradestra di Marine Le Pen e alla loro ostilità alle istituzioni europee. E permette al leader del Carroccio di sottolineare come un merito la tolleranza zero che mostrò da ministro dell’Interno quando governava con i grillini, tra 2018 e 2019; senza riuscire a fermare i barconi dei disperati e isolando l’Italia. Ma soprattutto, promette di costringere la premier che pure è riuscita a coinvolgere la Commissione di Ursula von der Leyen a sostenere il tentativo italiano, a indurire i toni; e a muoversi tra l’esigenza di trovare alleati in Europa per arginare il fenomeno, e le bordate salviniane sia contro l’Ue, sia contro la Francia (…). Si tratta di una china alla lunga scivolosa.
Ieri, intanto, ci sono state ore di tensione a Porto Empedocle, prima che arrivassero i pullman che hanno trasportato altrove i tanti migranti arrivati da Lampedusa. Un centinaio di loro erano fuggiti dal centro di prima accoglienza in cerca di acqua e cibo (ne scrive sul Corriere l’inviato Marco Imarisio).
Il «nuovo» voto in condotta
Della riforma della scuola che porta il nome dell’attuale ministro, Giuseppe Valditara, a far più rumore è la modifica legale del voto in condotta, introdotto anche alle medie. Lo studente che non raggiunge la sufficienza è bocciato o non ammesso all’esame di Stato. Chi ottiene solo il minimo, il classico 6 in condotta, è rimandato a settembre e deve presentare «un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale» (per chi è in quinta, l’elaborato diventa parte dell’esame). Il voto in condotta influirà sul voto finale di maturità: solo chi ha 9 o 10 potrà sperare di ottenere il punteggio più alto nei crediti. Inoltre il 5 non scatterà solo «in presenza di atti violenti o di aggressione nei confronti del personale scolastico e degli studenti» ma anche per gravi e ripetute violazioni del regolamento d’istituto. Cambiano anche le sospensioni: l’alunno che deve stare a casa fino a due giorni svolgerà attività su temi legati ai comportamenti messi in atto, con elaborato finale. Nel caso di sospensioni lunghe dovrà svolgere volontariato in strutture convenzionate.
Nella riforma Valditara c’è, però, anche una rinnovata attenzione all’istruzione professionale: viene istituita una «filiera formativa tecnologica professionale», di cui faranno parte una porzione di istituti tecnici e professionali, gli Its academy (istituti tecnologici superiori post diploma), i percorsi di formazione professionale e tecnica, e a cui potranno aderire anche le Regioni, che gestiscono la formazione professionale. Gli istituti superiori in una prima fase sperimentale avranno una durata di 4 anni anziché 5. La parola chiave è partnership: le Regioni e gli uffici scolastici potranno stipulare accordi con soggetti «pubblici e privati», in funzione «delle specifiche esigenze dei territori», anche con l’istituzione di «campus». Poiché si tratta di un disegno di legge del governo, prima di entrare in vigore dovrà passare all’esame delle Camere.
A proposito di scuola, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo a Forlì per l’apertura dell’anno scolastico, ha voluto ricordare i «circa 800 mila studenti, migranti o figli di migranti stranieri. Un decimo degli iscritti nei nostri istituti. Studiano da italiani, apprendono la nostra cultura e i nostri valori, e possono costituire un grande potenziale per il nostro Paese. Dal loro positivo inserimento può dipendere parte importante del futuro dell’Italia».
Il codice della strada
Nella Conferenza unificata era stato chiesto di inasprire le sanzioni del nuovo codice della strada per chi usa il cellulare alla guida e per l’eccesso di velocità. Sul primo punto, le nuove norme prevedono sanzioni almeno tre volte più alte — si passa dalla fascia 165- 660 euro a 422-1.697 euro — con sospensione della patente di guida da quindici giorni a due mesi fin dalla prima violazione. In caso di recidiva nel biennio, oltre alla sanzione accessoria della sospensione della patente da uno a tre mesi , si prevede il pagamento di una somma da 644 a 2.588 euro, oltre a una decurtazione dei punti patente: 8 alla prima violazione e 10 alla seconda. La sospensione della patente (per chi ha meno di 20 punti) arriva anche in caso di guida pericolosa o contromano, di passaggio con il rosso, di contromano in autostrada.
Regole più dure per chi viene trovato in stato di ebbrezza alla guida o «dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti»: rischia la sospensione della patente fino a 3 anni. Per i recidivi, è vietato assumere alcolici prima di mettersi al volante: il limite di tasso alcolemico consentito si abbassa a 0 g/l, per tutti gli altri il limite è 0,5. In caso di sospetto di assunzione di droghe è previsto il ritiro immediato della patente. Diventa poi obbligatorio l’«alcol-lock» da installare a proprie spese in auto: blocca il motore se rivela un tasso alcolemico sopra lo zero. C’è poi la revoca a vita della patente nel caso vengano commessi reati gravissimi mentre si guida, come la fuga dopo un incidente stradale.
Sull’eccesso di velocità, la multa arriva a 1.084 euro con la sospensione della patente da 15 a 30 giorni per chi supera il limite all’interno del centro abitato per almeno due volte l’anno.
Aumentano poi le sanzioni pecuniarie in caso di sosta negli posti dedicati ai disabili: per ciclomotori e motoveicoli a due ruote si pagherà da 165 a 660 euro (ora da 80 a 328) e per i restanti veicoli da 330 a 990 euro (ora da 165 a 660). Qui tutte le altre novità.
Zelensky all’assemblea Onu
Per la prima volta dall’invasione russa dell’Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky parteciperà oggi di persona all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il leader ucraino, arrivato ieri a New York, parlerà poco dopo Joe Biden, a presidenti, premier e monarchi di 145 Paesi: spiegherà perché la guerra deve avere «una fine giusta» — come anticipato dal suo portavoce — e che «può essere accelerata se ci sarà una quantità sufficiente di armi per l’Ucraina». Al Consiglio di sicurezza, domani, Zelensky si troverà seduto allo stesso tavolo con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, dopo aver definito Putin in un’intervista con la Cbs «un secondo Hitler» che rischia di trascinare il mondo in una Terza guerra mondiale.
«Disponendo di una riserva illimitata di uomini e molte più risorse, se l’Ucraina fosse privata del sostegno occidentale, Putin riuscirebbe a schiacciare quello che considera un insetto. Se ciò avvenisse, il mondo occidentale, e l’Europa per prima, si troverebbero in guai molto seri», scrive Angelo Panebianco nel suo editoriale.
Le altre notizie
• Una scossa di magnitudo 4.9 ha fatto tremare il Mugello. Il violento terremoto all’alba di ieri si è sentito fino a Firenze, ma lo sciame sismico ha colpito anche la Romagna. Nessun ferito (un’anziana è, però, morta a Modigliana durante un’evacuazione), ma tanta paura e numerosi sfollati nei paesi dell’Appennino Tosco-Emiliano. «Si è attivata una faglia di alcuni chilometri — spiegano gli esperti —. La placca Adriatica si sta muovendo».
• Dopo mesi di negoziati, gli Stati Uniti e l’Iran hanno raggiunto un accordo che prevede lo scambio di dieci prigionieri, cinque iraniani detenuti in America e cinque statunitensi rinchiusi nel carcere di Evin, a Teheran. Il presidente americano, Joe Biden, è stato criticato dai repubblicani del Congresso e da Donald Trump. Ma John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza, ha assicurato: «Questo non è un riavvicinamento con il regime iraniano».
• Un avviso di garanzia da parte della procura di Ivrea è stato notificato a Oscar Del Dò, il pilota delle Frecce Tricolori il cui aereo, il 16 settembre, si è schiantato al suolo a San Francesco al Campo provocando la morte di una bimba di 5 anni. Il provvedimento è un atto indispensabile per procedere ad alcuni accertamenti tecnici irripetibili e non è legato ad accuse specifiche o ad attribuzioni di responsabilità.
• Un netturbino di 59 anni è stato fermato a Roma e arrestato per violenza sessuale e diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti. Avrebbe drogato, stuprato e filmato tre donne, nelle province di Roma e Viterbo (a Riano, Mazzano Romano e Capranica), tra settembre 2022 e gennaio 2023.
• Le denunce di diverse suore, le accuse di «violenza psicologica, abuso di coscienza, abuso nell’ambito sessuale e affettivo, abuso spirituale»: l’ex Sant’Uffizio lo aveva scomunicato, i gesuiti lo hanno cacciato, ed ora la Diocesi del Papa gesuita mette tutto in dubbio e parla di «procedure gravemente anomale», in aperto contrasto con la Compagnia di Gesù e lo stesso dicastero per la Dottrina della fede. C’è uno scontro imbarazzante dietro la vicenda dell’ormai ex gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik, 68 anni, personaggio carismatico che ha fondato a Roma il Centro Aletti ed era tra gli artisti cristiani più celebrati al mondo (autore tra l’altro dei mosaici della Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano), almeno finché scoppiò lo scandalo degli abusi. Vi racconta tutto Gian Guido Vecchi.
• Case, gioielli, contanti e automobili. Tutto ciò che Gina Lollobrigida aveva accumulato nella vita «è sparito» tra il 2013 e il 2018. L’accusa del pm è di circonvenzione di incapace e sotto processo c’è il factotum Andrea Piazzolla. Per lui chiesti oltre sette anni di carcere.
• Il Ragioniere dello Stato, Biagio Mazzotta, aveva messo in guardia i governi sul «rischio voragine» del Superbonus. Scrive Federico Fubini: «L’11 ottobre del 2022 la Ragioneria generale dello Stato produceva un documento di 32 pagine: “Relazione sul monitoraggio degli effetti finanziari degli incentivi immobiliari”. Scrive la Ragioneria: “La differenza tra gli oneri aggiornati sulla base delle informazioni più recenti (…) risulta pari a 37,7 miliardi di euro e dipende interamente dagli effetti relativi al Superbonus e al Bonus facciate”. E poiché fino all’agosto del 2022 si erano accumulati oneri da agevolazioni per 72,3 miliardi, un euro ogni due di debito in più non era stato previsto. (…) Un esame delle carte rivela come dall’inizio, a metà 2020, i politici sapessero che era molto probabile lo scenario poi avveratosi nel 2023: l’agenzia europea Eurostat che obbliga l’Italia a fare trasparenza e correggere (molto) al rialzo i deficit dal 2020 al 2022 a causa dei bonus-casa. Mazzotta li aveva avvertiti da subito che sarebbe successo, perché i crediti d’imposta venivano trasformati in moneta fiscale con sempre meno limiti».
La pagina sportiva
Dopo la batosta nel derby, il Milan di Pioli (che ieri ha ricevuto a Milanello la visita di Slatan Ibrahimovic), stasera ospita a San Siro (ore 18.45), in Champions League, il Newcastle dell’ex Sandro Tonali.
Ieri, intanto, il Torino ha battuto in trasferta per 3 a 0 la Salernitana (doppietta di Radonjic), mentre Verona e Bologna hanno pareggiato 0 a 0.
Il centometrista campione olimpico Marcell Jacobs ha annunciato che «divorzierà» dal suo storico coach, Paolo Camossi.
Da leggere
L’intervista di Stefano Lorenzetto a Vito Alfieri Fontana, che da produttore di mine antiuomo è diventato paladino delle campagne di sminamento, soprattutto nei Balcani.
L’inserto Buone Notizie, che ha in copertina il velocista amputato Maxcel Amo Manu e, all’interno, anche un servizio sul Rapporto Onu sulle disuguaglianze di genere, secondo il quale, di questo passo, la parità verrà raggiunta soltanto nel 2154.
La risposta di Aldo Cazzullo a un lettore sull’invito a Pontida di Marine Le Pen.
L’intervista di Andrea Laffranchi a Luciano Ligabue a pochi giorni dall’uscita del suo nuovo album.
L’intervento di Paolo Di Stefano sul «momento magico dell’autore postumo».
Il corsivo di Luigi Ferrarella che spiega perché quello sui migranti è «un decreto legge-Frankenstein al cubo».
Da ascoltare
Nel podcast Corriere Daily (che potete ascoltare qui) l’inviato a Derna Lorenzo Cremonesi racconta la situazione nella città costiera della Libia a una settimana dall’alluvione che ha causato almeno 6.000 morti, ma anche 10.000 dispersi. E i soccorsi devono tenere conto dei delicati equilibri di un Paese diviso in fazioni.
Il Caffè di Gramellini
Il padre di Laura
Ogni tragedia reclama un colpevole, ma nell’incidente di Caselle l’unico a sentirsi tale è il più innocente e disgraziato di tutti: il padre di Laura, la bambina morta nella collisione tra i detriti dell’aereo infuocato e l’auto su cui viaggiava con la famiglia. Al capezzale dell’altro figlio, quello ferito, e senza neanche il conforto della moglie, ricoverata altrove, Paolo Origliasso non fa che chiedersi dove ha sbagliato e che cosa avrebbe potuto fare di diverso. Non ha sbagliato nulla: aveva allacciato le cinture del seggiolino, rispettando le regole. E, nei pochi secondi che ha avuto a disposizione per slacciarle, non ci è umanamente riuscito. Tutte cose che, a livello razionale, lui sa benissimo, ma da uno strato più profondo del suo essere affiora la sensazione che non gli dà tregua: quella di avere fallito nella missione di proteggere la figlia.
Il primo compito di cui un genitore si sente insignito è la guardia del corpo. A una madre e a un padre importa relativamente, e comunque successivamente, che un figlio abbia successo. A loro importa che sia vivo: che mangi, che non si ammali, che eviti le sofferenze e i pericoli. Quando il figlio raggiunge una certa età, quell’atteggiamento iperprotettivo può diventare morboso e castrante, ma nei primi anni di vita è istintivo, naturale, necessario alla sopravvivenza della specie. Perciò il papà di Laura si sente un padre sconfitto, anche se non ci stancheremo mai di ripetergli che non è stata colpa sua.
Grazie per aver letto Prima Ora e buon martedì
(Questa newsletter è stata chiusa all’1.30. In sottofondo, Where are we di Joshua Redman)
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