Il governo Meloni a margine dell’approvazione della Nota di aggiornamento al Def ha svelato alcune misure che saranno nel testo della legge di Bilancio 2024.
D’altronde è proprio grazie alla Nadef, con la quale il deficit previsto viene portato al 4,3% del Pil nel 2024, che vengono liberati circa 14 miliardi di euro per il finanziamento della prossima manovra. Ma non è abbastanza: l’intenzione del governo, infatti, è di arrivare ad almeno 30 miliardi di euro per la legge di Bilancio 2024, con la restante parte che quindi dovrebbe essere recuperata dai risparmi generati da altre misure come pure da nuovi tagli alla spesa pubblica.
Le – poche – risorse a disposizione renderanno molto complicato decidere cosa finanziare con la prossima manovra: a tal proposito, Giorgia Meloni ha già fatto appello ai suoi ministri ribadendo che quest’anno “non sono ammessi sprechi” e che per questo motivo bisognerà concentrarsi su misure concrete volte a favorire la crescita e a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie.
A tal proposito, sui provvedimenti che saranno in legge di Bilancio ne viene data una prima anticipazione nella Nadef 2023, fermo restando che per maggiori dettagli bisognerà attendere l’avvio dei lavori per la manovra.
Cosa ci sarà nella legge di Bilancio 2024
Con i 14 miliardi di euro a disposizione grazie al maggiore deficit previsto nel 2024, ai quali si aggiungeranno gli altri 16 miliardi che il governo confida di recuperare, si conta di approvare una legge di Bilancio con interventi che riflettono tale impostazione:
- conferma del taglio al cuneo fiscale sul lavoro anche nel 2024;
- prima fase della riforma fiscale;
- sostegno alle famiglie e alla genitorialità;
- prosecuzione dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego, anche con particolare riferimento alla sanità;
- conferma degli investimenti pubblici, con priorità a quelli del PNRR;
- rifinanziamento delle politiche invariate.
Questi gli ambiti sulle quali la Nadef fissa l’attenzione, pur senza scendere nel dettaglio dei singoli interventi. Possiamo però approfondire grazie alle indiscrezioni circolate in queste ultime settimane, nell’attesa che con l’avvio dei lavori sulla manovra venga fatta maggiore chiarezza a riguardo.
Conferma del taglio al cuneo fiscale sul lavoro
Come noto, il governo ha introdotto nel 2023 uno sgravio contributivo che taglia la quota di contributi che in busta paga grava sul lavoratore. Ciò ha comportato un aumento dello stipendio netto che arriva anche a 100 euro se si considera il potenziamento avvenuto a partire dalla busta paga di luglio.
Oggi per gli stipendi inferiori a 1.923 euro si applica uno sgravio del 7% che scende al 6% per chi ne guadagna di più ma comunque meno di 2.692 euro. Rinunciarvi nel 2024 vorrebbe dire accettare un ribasso delle buste paga, con gli stipendi che nel frattempo si sono svalutati ulteriormente a causa dell’inflazione.
L’intenzione del governo è di evitare un tale scenario, anche solo per le conseguenze sul piano politico: ma per confermare lo sgravio così com’è oggi serviranno almeno 10 miliardi di euro, cifra che da sola coprirà circa un terzo di quanto a disposizione per la manovra.
Senza contare poi che servirebbe un altro miliardo di euro, almeno, per confermare l’agevolazione applicata per i premi di produttività fino a 3.000 euro, per i quali nel 2023 l’aliquota è stata ridotta dal 10% al 5%.
Prima parte della riforma fiscale
C’è poi la riforma fiscale, di fatto già prenotata. Nei mesi scorsi è arrivato il via libera al disegno di legge delega, adesso servirà scendere nel dettaglio fissando percentuali e soglie di reddito per le misure annunciate.
Dalla riduzione delle aliquote Irpef da tre a quattro, alla detassazione della tredicesima, fino alla riorganizzazione delle detrazioni: un progetto a cui Giorgia Meloni sembra intenzionata a riservare buona parte delle risorse a disposizione, assicurando perlomeno l’accorpamento del primo e secondo scaglione Irpef, assicurando così un bonus annuo fino a 260 euro.
Sostegno alle famiglie e alla genitorialità
Un’altra priorità della legge di Bilancio 2024 è rappresentata dai sostegni in favore di famiglie e genitorialità. Ad esempio, si sta pensando di reintrodurre le detrazioni per figli a carico per le famiglie con almeno tre figli, oltre a puntare sul quoziente familiare.
Novità ci saranno anche per l’Assegno unico, per il quale potrebbero arrivare nuove maggiorazioni: oltre all’incremento già previsto dalla rivalutazione annua, infatti, potrebbe esserci l’estensione del bonus di 150 euro anche in favore delle famiglie con 3 figli a carico (anziché 4 come previsto oggi).
Rinnovo dei contratti del pubblico impiego
Nella legge di Bilancio 2024 ci saranno anche le risorse per il rinnovo di contratto del pubblico impiego in vista dell’avvio della fase di contrattazione per il triennio 2022-2024. In particolare dovrebbe trattarsi di circa 3 miliardi di euro che si andranno ad aggiungere al miliardo di euro già a disposizione.
Una cifra che tuttavia non sembra essere sufficiente per arrivare a un accordo già il prossimo anno, ed è per questo che per i dipendenti pubblici potrebbe esserci solamente la conferma dell’emolumento straordinario una tantum dell’1,5%.

Pensioni
Per le pensioni, invece, il governo dovrà mettere in conto le risorse necessarie per garantire gli aumenti dovuti all’inflazione. Il tasso di rivalutazione dovrebbe aggirarsi quest’anno tra il 5% e il 6% (5,4% la percentuale stimata nella Nadef) e il sistema a percentuali ridotte oltre le 4 volte il minimo garantirà un contenimento della spesa che comunque dovrebbe essere di circa 3 miliardi di euro, somma a cui bisognerà aggiungere le risorse necessarie per la proroga dell’Ape Sociale e – forse – di Quota 103, come pure per un ritorno di Opzione donna con i vecchi requisiti.
E ancora: servirà perlomeno assicurare ai pensionati over 75 un aumento della pensione minima nella stessa misura di quella introdotta per il 2023: per il prossimo anno, infatti, non è finanziato l’incremento fino a 600 euro, visto che ci si limita a una rivalutazione straordinaria del 2,7% (indipendentemente dall’età) che garantirà cifre molto più basse.
In questo scenario pensare a una riforma delle pensioni che superi la legge Fornero appare alquanto improbabile, ecco perché le quotazioni di Quota 41 per tutti sono in netto ribasso.
Ponte sullo Stretto
Matteo Salvini sembra aver puntato tutto il suo programma sulla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina e quindi vuole delle garanzie da parte dell’Esecutivo affinché già nel 2024 possa portare avanti i lavori per la progettazione. Nel complesso il costo preventivato per la realizzazione è di 13 miliardi di euro, ma per il 2024 ne serviranno molti meno (circa 2 miliardi) per far perlomeno partire il cantiere.
