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In questo articolo vedremo insieme come si va in pensione con il massimo dei contributi (scopri le ultime notizie sulle pensioni e su Invalidità e Legge 104. Leggile gratis su WhatsApp, Telegram e Facebook).

Quando si va in pensione in Italia nel 2023?

Almeno fino al 31 dicembre 2024, il requisito contributivo minimo da soddisfare per avere accesso alla pensione di vecchiaia è fissato a 20 anni (con 67 anni di età).

Chi è in possesso di un’anzianità contributiva importante potrebbe puntare alle formule anticipate, senza dover attendere il compimento dell’età pensionabile: ad esempio, con 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne) si può accedere alla pensione anticipata ordinaria.

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Come si va in pensione con il massimo dei contributi?

Ma c’è un limite massimo di contributi oltre il quale non è possibile andare? In Italia non è previsto alcun limite contributivo da rispettare: un lavoratore può tranquillamente andare in pensione con un’anzianità contributiva più alta di quella prevista per la pensione anticipata ordinaria.

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Nessuno vieta a un lavoratore o a una lavoratrice di maturare fino a 47 anni di contributi, al compimento dei 67 anni di età. Chiaramente, maggiore è l’anzianità contributiva, più elevata è l’età di accesso alla pensione, e più corposo sarà l’importo dell’assegno percepito.

Pensione e sistema contributivo: cosa è cambiato?

Abbiamo visto che non esiste un limite massimo di contributi maturati: non sono pochi i lavoratori che ritardano l’uscita dal mondo del lavoro per accumulare più anni di contributi e percepire una pensione di importo più alto.

Questo, perché, dopo l’introduzione del sistema contributivo, con il quale si calcolano i contributi versati a partire dal 1° gennaio 1996 (oppure a partire dal 1° gennaio 2012, se in possesso di almeno 18 anni di contributi al 1995), gli importi delle pensioni dipendono molto dal montante contributivo, ovvero quel “paniere” o “salvadanaio” dove vengono accantonate quote di retribuzione, da moltiplicare per il numero di anni di contributi versati.

Pensione con il massimo dei contributi: esempio di calcolo

Più si lavora, più si guadagna e più alta sarà la pensione percepita. Prendiamo, ad esempio, un lavoratore di 67 anni, che ha iniziato a lavorare giovanissimo, senza interruzioni di carriera, e ha maturato 47 anni di contributi, con una retribuzione lorda annua di 27.000 euro. La sua contribuzione è spalmata così: 20 anni fino al 1995 e 27 anni dal 1996 ad oggi.

La sua pensione verrà calcolata col sistema misto, che prevede il calcolo dei contributi versati sino al 1995 (o, in questo caso, sino al 2011 perché più di 18 anni) col metodo retributivo e dei contributi versati a partire dal 1996 (in questo caso dal 2012, poiché più di 18 anni col retributivo) col metodo contributivo.

Per la prima quota moltiplicheremo l’aliquota del 2% per gli anni di contributi versati sino al 2011 (36), per avere una percentuale del 72% da applicare sulla media delle ultime retribuzioni lorde annue. Con un calcolo sommario, potremmo dire che la quota A ha un importo di 21.000 euro.

La quota B, per i contributi versati dal 2012 al 2023, si calcola col sistema contributivo. Dobbiamo moltiplicare la quota contributiva da lavoro dipendente (il 33% della retribuzione) per l’importo lordo della retribuzione (27.000 euro) e il risultato moltiplicarlo per il numero di anni di contributi (11).

Avremo così l’importo del montante contributivo (98.010), sul quale applicheremo il coefficiente di trasformazione del 5,72% (a 67 anni), per avere il valore della seconda quota: 5.606 euro.

Ora sommiamo le due quote (21.000 euro e 5.606 euro) per avere l’importo lordo di un anno di pensione 26.606 euro, circa 2.050 euro lordi al mese, pari a 1.500 euro netti al mese.

Vi ricordiamo che questi sono calcoli sommari, per maggiori informazioni e calcoli (e importi) più dettagliati, vi consigliamo l’assistenza di patronati abilitati.

Pensione: quali alternative alla “vecchiaia”?

Attualmente, nel nostro sistema previdenziale, sono in vigore diverse formule pensionistiche alternative alla pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 anni di contributi minimi).

Se l’anzianità contributiva è versata solo a partire dal 1° gennaio 1996, la legge impone la maturazione di un assegno di importo pari o superiore a 1,5 volte il valore dell’Assegno sociale (nel 2023, circa 753 euro).

Di seguito, vi presentiamo una tabella con tutte le possibilità di uscita attive nel 2023 e l’anno di nascita dei potenziali beneficiari, con i relativi requisiti d’accesso:

PENSIONE 2023 ANNO DI NASCITA PER L’ACCESSO
Pensione di vecchiaia 1956 (67 anni di età e almeno 20 di contributi)
Quota 103 1961 (62 anni di età e 41 di contributi)
Quota 102 1959 (64 anni di età e 38 di contributi, entro il 31 dicembre 2022)
Ape Sociale 1960 (63 anni di età e dai 30 ai 36 di contributi, a seconda della categoria tutelata)
Opzione Donna Due ipotesi: 1964 (58 anni per le dipendenti) e 1965 (59 anni per le autonome) con 35 di contributi, se tutto restasse invariato. Oppure 1963 (60 anni di età per tutte e 35 di contributi).
Pensione per lavori usuranti 1961-1962 (almeno 61 anni e 7 mesi di età e 35 di contributi)
Pensione anticipata ordinaria 1962-1963 (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini; 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne)
Quota 41 precoci 1962, con un anno di contributi versato prima dei 19 anni di età, se appartenenti a determinate categorie tutelate
Pensione di vecchiaia contributiva 1952 (71 anni di età con almeno 5 anni di contributi versati tutti dal 1996)
Pensione di anzianità contributiva 1959 (64 anni di età con almeno 20 anni di contributi versati tutti dal 1996)
Isopensione 1963 (chi compirà 67 anni entro 7 anni e lavora in grandi aziende)
Pensione 2023: anno di nascita per l’accesso alla pensione
Pensione con il massimo dei contributi: in foto una scala di monetine, con sopra alcune piantine e due figure di anziani.

Faq sulla pensione

Esistono limitazioni nell’accesso alla pensione anticipata per i contributivi puri?

Sì, una delle limitazioni principali è che i contributivi puri non possono accedere alla pensione anticipata per lavoratori precoci perché non hanno un contributo settimanale accreditato prima del 31 dicembre 1995. Potranno farlo solo dopo il 2037.

Cos’è la pensione minima e a chi è destinata?

La pensione minima è una prestazione sociale erogata dall’Inps (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale) per garantire un sostegno economico a coloro che hanno contribuito per un numero limitato di anni o che hanno redditi particolarmente bassi. È destinata a persone con una situazione economica precaria e che non hanno diritto ad altre forme di pensione più elevate. Nel 2023 gli importi massimi sono due: 572 euro per gli under 75 e 600 euro per chi ha compiuto almeno 75 anni di età.

Come si calcola la pensione netta dalla pensione lorda?

Per calcolare la pensione netta a partire dalla pensione lorda, bisogna sottrarre l’IRPEF, il Bonus IRPEF (l’ex Bonus Renzi) e le addizionali comunali e regionali. A queste sottrazioni si aggiungono poi le detrazioni spettanti, fino a ottenere il valore netto. La pensione viene erogata al pensionato in maniera netta, con un importo detassato e migliorato per le detrazioni spettanti.

Che cos’è l’IRPEF e come influisce sulla pensione?

L’IRPEF è un’imposta che viene applicata anche ai redditi da lavoro e, di conseguenza, influisce sul calcolo della pensione. L’IRPEF va a agire sulla pensione lorda, trattenendo una quota di essa per il fisco. Esistono 4 scaglioni di IRPEF applicati a seconda della fascia di reddito. Ad esempio, su un reddito di 13.000 euro, bisogna versare il 23% di IRPEF, quasi 3.000 euro all’anno.

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