Marco Lorenzo Scarpelli
«I sinistri sono certamente in calo numerico» ci ha detto Marco Scarpelli citando dati Oris Broker (Andi). Intanto la scuola di Firenze, “culla” dell’odontologia forense italiana, ha celebrato i primi vent’anni di questa disciplina nel nostro Paese
Dopo un rinvio di tre anni dovuto alla pandemia, il 30 marzo si è tenuto a Firenze il convegno nazionale “Vent’anni di odontologia forense”, organizzato dal Progetto odontologia forense (ProOF) e dal master in Odontologia forense dell’Università di Firenze. La disciplina nasce infatti nel nostro Paese nella prima metà degli anni ’80, sviluppandosi sulla scorta di esperienze estere ben più consolidate e secondo l’accezione internazionale più condivisa, promuovendo lo studio e la conoscenza della bioetica, della deontologia, della legislazione sanitaria, della responsabilità professionale e della valutazione del danno, fino a comprendere e sviluppare tutti gli aspetti propri alla medicina legale applicata al settore odontoiatrico.
«La pandemia ha implicato un surplus di attività per l’odontologo forense che si è trovato a tutti i livelli a supportare istituzioni e professionisti per le delicate questioni di responsabilità verso pazienti, dipendenti e cittadinanza in generale, le cui sequele sono ancora in divenire» spiega Vilma Pinchi, direttrice del master in Odontologia forense dell’Università di Firenze, che nel 2023 avrà contribuito alla formazione di oltre 600 odontologi forensi. Proprio questi specialisti hanno dato vita nel 2006 al Progetto odontologia forense (ProOF), associazione che li riunisce e che conta oltre 300 soci attivi. «Molti odontologi forensi formati a Firenze contribuiscono presso altre università alla didattica e ricerca specifica, promuovendo così l’espansione della disciplina a livello nazionale, ma il ruolo che hanno avuto l’ateneo e la medicina legale di Firenze nello sviluppo dell’odontologia forense negli ultimi venti anni, rendono Firenze e l’Università di Firenze la sede naturale per la celebrazione del ventennale di questa giovane, ma promettente disciplina» ci ha detto Marco Lorenzo Scarpelli, presidente di ProOF.
Dottor Scarpelli, perché si può parlare della medicina legale di Firenze come della “culla” dell’odontologia forense italiana?
In quella sede è nata la prima sostanziale e da allora duratura collaborazione tra dottrina medico legale e professione odontoiatrica, rappresentata dall’Associazione nazionale dentisti italiani.
L’elemento ispirativo fu la totale identità di vedute e di intenti tra chi rappresentava la libera professione e il desiderio/necessità di un percorso formativo in ambito medico legale, specifico, avendo scelto quell’istituto di rivolgersi in particolare al settore stomatologico. Da questa intesa lo sviluppo di un percorso unico e solidale. E ormai definibile come duraturo e consolidato.
Qual è il corretto percorso di gestione del contenzioso da parte del dentista libero professionista, titolare o meno di studio? Quale atteggiamento deve assumere e quali risorse deve coinvolgere?
Sempre un atteggiamento disponibile all’ascolto e al dialogo, basandosi sulla collaborazione, sia sul piano clinico che medico-legale.
Disponibilità all’ascolto non significa venir meno ai propri convincimenti, ma dimostrare di avere ascoltato il paziente, per poi valutare la risposta da fornire, così dimostrando di essere anche disponibili a rimodulare le proprie opinioni. D’altra parte il “buon professionista” è quello che lo è verso il paziente assicurandogli diligenza, competenza e aggiornamento e in definitiva cure sicure, ma lo è anche verso se stesso tramite la piena conoscenza degli obblighi legali e deontologici che la professione implica e degli strumenti di tutela assicurativa.
Consulente tecnico d’ufficio (Ctu) e consulente tecnico di parte (Ctp): due ruoli per l’odontologo forense. Quali sono i tratti salienti che devono distinguerne l’operato?
Il Ctu è l’“occhiale” del giudice, ha obblighi specifici, deve conoscere la materia e soprattutto conoscere i meccanismi tecnici, deve restare “terzo” e possibilmente distaccato.
Il Ctp è “di parte”, è quindi più libero di agire, tutelando gli interessi della parte che rappresenta ma in ogni caso richiamando il proprio comportamento a principi di correttezza e competenza.
Le liste dei Ctu “competenti” presso i tribunali sono finalmente una realtà in tutto il Paese?
Direi senz’altro di sì, anche se qualche tribunale fa storia a sé: le nomine non sono a rotazione, non sempre vengono rispettate le regole soprattutto nella formazione dei collegi. Insomma sono stati fatti grandi passi avanti, ma ancora c’è molto da fare.
La riforma Cartabia ha previsto, tra l’altro, l’emanazione di decreti ministeriali che conterranno nuove regole per la costituzione degli albi dei Ctu e dei periti delle categorie previste, tra cui si auspica ci sia anche quella degli odontoiatri, separata da quella dei medici chirurghi, oltre che per le competenze specialistiche e quelle specificamente previste dalla legge Gelli-Bianco. Siamo quindi alle porte di non trascurabili novità in questo settore.
Dottor Scarpelli, lei ha anche un ruolo di primo piano in Oris Broker, la società di brokeraggio che fa capo ad Andi e che assicura migliaia di dentisti italiani. Con o senza dati, ci racconta l’andamento dei sinistri in odontoiatria in questi anni?
I sinistri sono certamente in calo numerico, c’è però un significativo aumento sul piano legale della macchinosità dei procedimenti, ancora non del tutto chiari ai più.
In grande sviluppo la fase conciliativa: è tutta da scrivere una linea guida per la fase di media conciliazione che vada soprattutto a evitare libere e a volte dannose interpretazioni personali. Ma nel complesso, non si può non dire che negli ultimi dieci anni non solo si è sviluppato un adeguato progetto di media conciliazione, ma si sono gettate le basi per renderlo ancora più funzionale ed efficace.
Andrea Peren
Giornalista Italian Dental Journal

Vilma Pinchi
MASTER DI FIRENZE SEGUE (E PROMUOVE) L’EVOLUZIONE DELL’ODONTOLOGIA FORENSE
Il master in Odontologia forense dell’Università di Firenze nel 2023 avrà contribuito alla formazione di oltre 600 odontologi forensi. «Abbiamo formato e vogliamo formare odontoiatri negli specifici ambiti cui si estende l’odontologia forense nella grande parte dei Paesi europei ed extraeuropei: la legislazione sanitaria, l’etica e la deontologia, la responsabilità professionale, la valutazione in ambito penalistico, la valutazione del danno odontostomatologico, l’identificazione personale del cadavere sconosciuto, l’identificazione del bitemark, l’identificazione dell’età (minore non accompagnato, imputabilità, ecc.) – ci ha detto la professoressa Vilma Pinchi, direttrice del master –. Il master fornisce una base teorica, ma anche esercitazioni pratiche in tutti gli ambiti, persino con simulazioni di processo penale e conciliazione, oltre che di esercitazioni di cadaver lab per le tecniche identificative».
Ma come si è evoluto il master in queste sue prime 16 edizioni? «Gli ambiti in cui si eroga la formazione sono sempre gli stessi, sebbene i contenuti si siano modificati e aggiornati al passo con la normativa e con l’evoluzione di tecniche e metodi anche in ambito identificativo – ci ha risposto la direttrice del master –. Pensiamo al balzo in avanti che implicò l’introduzione della conciliazione nel codice di procedura civile nel 2006, di cui si cominciò a fare largo utilizzo in ambito di responsabilità odontoiatrica fin da subito e ben prima che la legge Gelli-Bianco la imponesse prima della causa. Le novità derivanti da leggi significative quali la legge 2019/2017 (per la questione del consenso informato), la legge Gelli-Bianco, il decreto legislativo 101/2020 (per la radiodiagnostica e radioprotezione), il Codice Rosso e la riforma Cartabia solo per citare le più rilevanti, nonché l’evoluzione giurisprudenziale in tema di responsabilità sanitaria e di valutazione del danno, vengono costantemente implementate nel percorso formativo dei masterizzandi» ha concluso Vilma Pinchi.
VENT’ANNI DI ODONTOLOGIA FORENSEIN ITALIA CELEBRATI IN UN CONVEGNO
Il convegno del 30 marzo “Vent’anni di odontologia forense” organizzato a Firenze dal Progetto odontologia forense (ProOF) e dal master in Odontologia forense dell’Università di Firenze è stato l’occasione per ribadire il ruolo dell’odontologo forense, l’odontoiatra che si occupa di responsabilità professionale nell’interesse di aziende sanitarie pubbliche e private o a richiesta di singoli assistiti, della valutazione delle lesioni dentali nelle vittime di crimini violenti e di infortuni e dei casi di identificazione del cadavere, per cui i dati dentali sono altrettanto attendibili rispetto al dna. Molto rilevante è anche la stima dell’età di minori non accompagnati o richiedenti asilo, essendo lo sviluppo dei denti un dato biologico molto attendibile.
Il convegno, presieduto da Gian Aristide Norelli, Vilma Pinchi e Marco Lorenzo Scarpelli, ha visto oltre 170 partecipanti e ha ottenuto il patrocinio del ministero della Salute e della Fnomceo. Durante i lavori si è discusso dell’attività e del ruolo dell’odontologo forense alla luce delle nuove norme, in specie la riforma Cartabia per quanto attiene la riforma del processo penale e civile, ma è stato anche un momento in cui si sono celebrati gli obiettivi raggiunti dagli odontologi forensi italiani, anche dal punto di vista scientifico, le pubblicazioni e il ruolo centrale anche a livello internazionale che l’odontologia forense italiana ha saputo guadagnare.
Sul palco sono intervenuti anche la professoressa Alessandra Petrucci (rettrice dell’Università di Firenze), il professor Enrico Gherlone (rettore del San Raffaele e presidente dell’Osservatorio delle scuole di specializzazione sanitarie), il professor Roberto Di Lenarda (rettore dell’Università di Trieste e presidente del Collegio dei docenti di odontoiatria) e la professoressa Betti Giusti (presidente di Medicina a Firenze), che hanno sottolineato l’importanza della formazione universitaria dell’odontologo forense, tracciando ipotesi per lo sviluppo di una scuola di specializzazione a partire dall’esperienza del master di Firenze.
Il rilevante ruolo ottenuto dagli odontologi forensi all’interno delle Cao è stato sottolineato dal presidente Cao nazionale Raffaele Iandolo, che ha ricordato come tali odontoiatri esperti in ambito legale e forense rappresentino una figura di riferimento per le questioni anche deontologico-disciplinari per gli oltre 60.000 dentisti iscritti all’albo, esprimendo i ringraziamenti alla sede universitaria fiorentina anche per il supporto ricevuto durante l’epoca pandemica per la messa a punto di indicazioni per i dentisti, unica professione medica ad averlo tempestivamente fatto, per evitare il rischio di contagio Covid19 per operatori e pazienti.