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Inabilità al lavoro e licenziamento: in quali casi è legittimo il licenziamento del lavoratore divenuto inabile? Quali sono le regole in caso di inabilità sopraggiunta e lavoro? Quali tutele ha il lavoratore disabile e quando invece può rischiare il posto? Chiariamo tutto in questo approfondimento.

In questo articolo chiariamo tutti i dubbi in merito a inabilità al lavoro e licenziamento (scopri le ultime notizie su Invalidità e Legge 104categorie protettediritto del lavorosussidiofferte di lavoro e concorsi attivi. Leggile gratis su WhatsAppTelegram e Facebook).

Inabilità al lavoro e licenziamento: è legittimo?

Un datore di lavoro non può licenziare un lavoratore diventato inabile alla sua mansione, secondo la legge.

Deve invece trovare un nuovo lavoro per il dipendente in azienda. Il dipendente deve far controllare la sua inabilità da un medico aziendale o da una Commissione medica dell’ASL.

Il licenziamento del dipendente non è permesso in caso di malattia o infortunio, a meno che non sia possibile assegnargli un lavoro simile o, se non è possibile, un lavoro inferiore.

Se viene assegnato a un lavoro inferiore, il suo stipendio rimane lo stesso, senza riduzioni.

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Anche se il datore di lavoro afferma che è impossibile trovare un nuovo lavoro per il dipendente, una recente ordinanza della Corte di Cassazione, datata 21 marzo 2022, lo obbliga a cercare soluzioni all’interno dell’azienda che siano convenienti per il lavoratore.

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Cos’è l’obbligo di repechage

Repechage” vuol dire “ripescaggio”. Quindi, il datore di lavoro ha l’obbligo di “ripescare” (con significato di “ricollocamento”) il dipendente divenuto inabile e assegnarlo a nuove mansioni confacenti con la sua nuova capacità lavorativa.

Se un dipendente diventa inabile e viene licenziato, anche se potrebbe essere assegnato a nuove mansioni, può contestare il licenziamento davanti a un giudice del lavoro.

Se il licenziamento viene ritenuto illegittimo, il lavoratore può essere riassunto e ottenere un risarcimento pari alle retribuzioni non percepite durante il periodo di licenziamento, con un massimo di 12 mensilità.

Nel frattempo, il datore di lavoro deve continuare a versare i contributi previdenziali e assistenziali fino alla riassunzione, con gli interessi.

Lavoratore divenuto inabile, quando il licenziamento è illegittimo e come opporsi. A cosa ha diritto il dipendente e quali sono gli obblighi dell’azienda. Quando invece il licenziamento può essere definito legittimo. Le sentenze e cosa impone la legge.

Quando il licenziamento è legittimo

La sentenza n° 4896 del 23 febbraio 2021 della Corte di Cassazione, evidenzia un importante principio legale riguardo al licenziamento di lavoratori diventati inabili.

La Cassazione ha evidenziato come il licenziamento di un lavoratore inabile non è automaticamente illegittimo, ma deve essere valutato caso per caso alla luce delle circostanze specifiche.

La sentenza in questione sembra stabilire che un datore di lavoro può licenziare un dipendente diventato inabile se non è possibile adibirlo a mansioni diverse senza comportare accomodamenti non ragionevoli all’organizzazione aziendale.

Nel caso specifico descritto nella sentenza, la lavoratrice era diventata inabile per svolgere le sue mansioni di operaia pulitrice e non c’erano posti vacanti per mansioni compatibili con la sua nuova condizione.

La Corte d’Appello aveva quindi stabilito che il licenziamento fosse legittimo, poiché non c’erano opzioni praticabili per la sua ricollocazione in azienda senza causare un disagio eccessivo all’organizzazione aziendale.

La sentenza sembra basarsi sull’articolo 2103 del Codice Civile, che vieta la modifica in peggio delle posizioni lavorative degli altri lavoratori e, quindi, stabilisce il principio di ragionevolezza nella gestione delle risorse umane in azienda.

In generale, questa sentenza sottolinea l’importanza di valutare attentamente le opzioni disponibili prima di licenziare un lavoratore diventato inabile e di cercare soluzioni alternative quando possibile, ma riconosce che ci possono essere situazioni in cui il licenziamento è l’unica opzione praticabile per l’azienda.

Facendo alcuni esempi di accomodamento ragionevole, cercheremo di chiarire in modo semplice e chiaro a cosa ha diritto il lavoratore quando sopraggiunge una disabilità in corso di attività lavorativa.

Cos’è l’inabilità al lavoro

Gli inabili al lavoro sono coloro che a causa di menomazionipatologie non possono più svolgere alcuna attività lavorativa.

Cerchiamo di capire se si può lavorare con l’invalidità civile al 100% e inabilità al lavoro. In quali casi è possibile svolgere attività lavorativa con un’invalidità totale e quando invece lavorare preclude la possibilità di ottenere i benefici economici.

Inabilità al lavoro e licenziamento. Nella foto: un uomo disperato a causa del licenziamento

Cosa garantisce lo Stato agli inabili al lavoro

Lo Stato italiano garantisce agli inabili totali al lavoro una prestazione economica erogata dall’INPS, la pensione di inabilità lavorativa.

Questa spetta a prescindere dall’età anagrafica, ma solo in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore a 5 anni, di cui 3 anni versati nel quinquennio precedente alla domanda di pensione.

Se le condizioni di inabilità totale al lavoro non dovesse più esistere, il lavoratore potrà richiedere l’Assegno ordinario di invalidità (se la sua capacità lavorativa è pari o inferiore a un terzo) oppure potrà riprendere a lavorare senza aver bisogno di alcuna prestazione economica.

Ed è per questo motivo che bisogna distinguere tra inabili al lavoro e invalidi (ovvero coloro che percepiscono l’AOI). Gli inabili non possono lavorare, gli invalidi (con un’infermità fisica o mentale che riduce la capacità lavorativa di almeno due terzi) possono continuare a prestare attività lavorativa.

FAQ (domande e risposte)

Come richiedere il certificato di inabilità al lavoro?

Se ritieni di non avere più le stesse capacità lavorative di un tempo, a causa di problemi di salute, puoi richiedere che ti venga certificata l’inabilità al lavoro. L’inabilità al lavoro va sempre certificata da un medico e il certificato deve essere poi presentato al datore di lavoro entro 3 giorni dalla certificazione dell’inabilità lavorativa. Il certificato, inoltre, può prevedere un’inabilità di breve e temporanea durata o un’inabilità permanente.

Cosa causa l’inabilità parziale al lavoro?

L’inabilità parziale al lavoro può venire da un incidente, una malattia o altri problemi di salute che limitano una persona nel suo lavoro.

Qual è il requisito contributivo per passare dalla pensione di inabilità alla pensione di vecchiaia?

Per passare da pensione di inabilità a vecchiaia è necessario aver versato almeno 20 anni di contributi. Senza questo requisito, non si può fare domanda all’INPS per la trasformazione.

Vengono considerati i contributi figurativi per il passaggio dalla pensione di inabilità alla pensione di vecchiaia?

No, se durante la percezione della pensione di inabilità non hai svolto un’attività lavorativa e non hai versato contributi all’INPS, gli anni in cui hai percepito la pensione di inabilità non ti vengono riconosciuti come contributi figurativi.

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