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Cosa spetta alla vedova superstite del coniuge defunto: quando è prevista la pensione di reversibilità e a quanto ammonta.

Quando muore il marito, la moglie ha diritto alla pensione? È un’angosciosa domanda, che si pongono le donne che sono rimaste vedove, ed anche quelle che stanno per diventarlo, se il coniuge soffre di una malattia che non lascia speranze.

Per fornire un sostegno economico alle vedove esiste un apposito emolumento: è la pensione di reversibilità, un trattamento economico di natura previdenziale, che viene riconosciuto per legge alla moglie e ad altri stretti familiari superstiti del pensionato deceduto, o del lavoratore che è morto prima di aver conseguito il trattamento pensionistico.

In quest’ultimo caso la reversibilità viene definita pensione indiretta, ed è riconosciuta se il defunto aveva maturato i requisiti: occorrono 15 anni di anzianità contributiva e 5 anni di anzianità assicurativa, di cui almeno 3 riferiti al quinquennio precedente alla data del decesso.

Da quanto ti stiamo anticipando, avrai compreso che nella maggior parte dei casi quando muore il marito, la moglie ha diritto alla pensione, e ciò sia se il coniuge era già pensionato, sia se era ancora lavoratore. Ora vediamo più da vicino come funziona questo importantissimo istituto della pensione di reversibilità, o pensione indiretta.

Pensione di reversibilità e pensione indiretta

In caso di morte del pensionato o del lavoratore che ha già maturato i requisiti per il diritto alla pensione di vecchiaia o di invalidità, la vedova ha diritto a un trattamento pensionistico, erogato dall’Inps, che si definisce:

  • pensione di reversibilità, se liquidata in seguito alla morte del pensionato;
  • pensione indiretta, se liquidata in seguito alla morte dell’assicurato non titolare di pensione.

Pensione di reversibilità alla vedova: presupposti

La pensione di reversibilità viene riconosciuta alla vedova – a prescindere dall’età sua e di quella dell’ex marito – se ricorre una delle seguenti ipotesi:

  • il coniuge defunto era già titolare di pensione di vecchiaia o di anzianità o di inabilità;
  • al momento del decesso, il coniuge non ancora pensionato ma assicurato ed iscritto all’Inps aveva raggiunto i requisiti contributivi per le prestazioni di invalidità (5 anni di contribuzione di cui almeno 3 nel quinquennio precedente la data di morte) o quelli richiesti per la pensione di vecchiaia.

È importante sottolineare che il presupposto per ottenere la pensione di reversibilità in favore del coniuge non è necessario il requisito della convivenza a carico del marito (come invece accade per gli altri familiari), ma è sufficiente l’esistenza del rapporto matrimoniale con il coniuge defunto. Il convivente di fatto non è equiparato al coniuge ai fini della pensione di reversibilità, quindi non può beneficiarne.

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Pensione di reversibilità: la domanda

La domanda di pensione di reversibilità spettante alla vedova nei casi che abbiamo descritto deve essere inoltrata all’Inps in via telematica, mediante:

  • il sito Inps, avvalendosi della procedura online (si accede con Spid, carta di identità elettronica o carta nazionale dei servizi);
  • telefono: tramite il contact center raggiungibile, al numero verde gratuito 803.164 da rete fissa o al numero 06.164164 da rete mobile;
  • patronati e tutti gli altri intermediari abilitati dall’Istituto.

Pensione di reversibilità al coniuge: a quanto ammonta

La quota della pensione di reversibilità del coniuge è determinata in base al trattamento pensionistico che sarebbe spettato al deceduto, varia come segue:

  • se vi è solo il coniuge senza figli: 60%;
  • coniuge e un solo figlio: 80%;
  • coniuge e due o più figli: 100%.

Riduzione pensione di reversibilità al coniuge: quando?

La pensione di reversibilità al coniuge, così come anche la pensione indiretta, può essere ridotta se il beneficiario supera determinati limiti di reddito, e precisamente:

  • reddito superiore a 3 volte il trattamento minimo annuo del Fondo pensioni lavoratori dipendenti (Fpld): la reversibilità è ridotta del 25%;
  • reddito superiore a 4 volte il trattamento minimo annuo Fpld: la reversibilità è ridotta del 40%;
  • reddito superiore a 5 volte il trattamento minimo annuo Fpld: la reversibilità è ridotta del 50%.

Questi limiti al cumulo dei redditi con la pensione non vengono applicati se chi percepisce il trattamento fa parte di un nucleo familiare con figli minori, studenti o inabili. Per approfondire leggi che succede alla pensione di reversibilità quando ci sono altri redditi.

Pensione reversibilità coniuge separato o divorziato

La pensione ai superstiti spetta anche al coniuge separato, ma se era stato pronunciato l’addebito della separazione a suo carico, avrà diritto alla pensione di reversibilità solo se titolare di assegno alimentare o se il coniuge defunto aveva l’obbligo di versarlo.

L’ex coniuge divorziato, invece, mantiene il diritto alla pensione di reversibilità se non si è risposato ed è titolare dell’assegno divorzile, riconosciuto con sentenza del tribunale. Più problematico è il caso in cui l’ex coniuge del defunto aveva contratto un nuovo matrimonio dopo il divorzio: in tal caso c’è una potenziale concorrenza tra le due vedove, che rende necessaria la suddivisione dell’importo complessivo che sarebbe spettato all’ultima moglie. Per maggiori dettagli leggi “Pensione di reversibilità: come si divide fra due mogli?“.

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